Suso prima, Calhanoglu poi. E’ una serata di maggio piuttosto fredda, ma per un attimo sembra di essere tornati indietro di oltre un anno. 30 dicembre 2017, il Milan pareggia la rete iniziale di Simeone. Come? Tiro dello spagnolo, Sportiello non trattiene e il turco da due passi non sbaglia. Flashback, piacevolissimo per i tanti tifosi rossoneri presenti nel settore ospiti del Franchi. Il Milan lo aveva espugnato solo una volta nelle ultime sette sfide, una bella maledizione.
La squadra di Gattuso ha scelto il momento migliore per sfatare il tabù viola e per tornare alla vittoria lontano da San Siro (mancava dal successo sul Chievo di inizio marzo). Il quarto posto, almeno per una notte, disterà soltanto un punto. Profumo di Champions, anche se la missione resta comunque difficile. Non come il momento della Fiorentina, che non vince da 12 partite e che in casa non lo ha mai fatto in questo 2019. Mai così male dal 1989 ad oggi.
Un brutto momento anche per Montella, alla quarta sconfitta su cinque partite di campionato da quando è tornato a Firenze. A mettergli il bastone fra le ruote anche il “suo” Milan. E Calhanoglu che, arrivato in rossonero nell’estate del 2017, con lui non riuscì a trovare molto spazio. Solo 7 da titolare su 14 in A, un dato che fa sorridere se si guarda al presente.
Gattuso, infatti, non ci rinuncia mai. Il turco ha saltato solo la trasferta di Napoli della prima giornata per una squalifica che doveva scontare dalla stagione precedente. Poi è rimasto a guardare anche la partita di Udine. Due eccezioni, come dimostrano le 31 giornate da titolare sulle 33 a cui ha preso parte. Un po’ mezz’ala, un po’ esterno e trequartista. Gioca ovunque Calhanoglu, difficile lasciarlo fuori. Dietro a Kessie e Romagnoli c’è lui fra i più impiegati da Gattuso.
Soprattutto quando dall’altra parte c’è la Fiorentina, la vittima preferita dal turco in Italia. Con il gol di oggi, sono sei le reti a cui ha preso parte nelle quattro sfide giocate con i viola. Tre gol e altrettanti assist il bottino. In settimana un problema muscolare lo ha fatto preoccupare, ma alla fine a decidere la gara del Franchi è il suo colpo di testa (il terzo della sua carriera, l’ultimo lo aveva segnato contro il Werder Brema nel 2016).
“Finché sarò io l’allenatore, resterà. Per me è fondamentale”. A dirlo è Gattuso. E’ gennaio, Calhanoglu ha vissuto un girone di andata complicato e il Lipsia lo tenta. L’assenza di Bonaventura e Biglia lo penalizzano in campo, i problemi – poi risolti – con la moglie gli rendono la vita difficile anche a casa. Tira tanto in porta ma non trova mai il gol. Crea occasioni però raccoglie solo tre assist. Nel girone di ritorno la reazione, con i gol ad Atalanta e Fiorentina che permettono al Milan di restare attaccato al treno Champions. Piatek non segna da cinque partite, Hakan invece risponde presente. Adesso gli ultimi 180’ di battaglia.