Chiudere una valigia, mettendo dentro sogni e paure, e partire. Senza voltarsi indietro. Una scelta tanto facile quanto dura. Ma è quella giusta, se si ha un sogno da realizzare. È proprio quella voglia di provarci che ha spinto Andrea Fabri a lasciare l'Italia - e un posto di lavoro sicuro - per buttarsi in una sfida suggestiva, allenare in Venezuela. Il ternano, ora al Deportivo Miranda, si è raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
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"Avevo un contratto a tempo indeterminato, ma volevo realizzare un sogno: diventare allenatore"
Sogni e paure in valigia, un pizzico di incoscienza e occhi sognanti. Trolley in una mano, passaporto nell'altro e via, verso il Venezuela. È iniziato così il viaggio di Andrea Fabri verso il suo sogno. "Sono stato ‘muy loco’. Allenavo da dodici anni settori giovanili di squadre dilettantistiche. Lavoravo in un ente pubblico e avevo un contratto a tempo indeterminato. Il mio amico Vincenzo Conti lavorava con la Nazionale venezuelana femminile e mi ha chiesto di seguirlo per il Sudamericano. Ero preoccupato, ma contento. Nel giro di un giorno ho preso questa decisione. Mi sono licenziato per provare a realizzare il mio sogno, essere allenatore professionista".
Un vero e proprio viaggio verso l'ignoto per Andrea Fabri, che ha lasciato un lavoro (e uno stipendio) sicuro per tanta incertezza. Poco importa, però, se gli obiettivi sono importanti. "All’inizio la Federazione venezuelana non mi aveva fatto un contratto. Sono andato lì per mettermi in gioco. Sono piaciuto, poi mi hanno fatto un contratto con l’Under15 e assistente anche nella nazionale maggiore. Da lì è iniziato il mio percorso". Un salto nel vuoto che potrebbe spaventare sì, ma non per chi ha sempre goduto della vicinanza della famiglia: "La mia famiglia mi è stata accanto. Mio padre, ex calciatore, mi ha detto di andare a realizzare i miei sogni. Mi sono lanciato con tanta paura ma anche con tanta determinazione. Adesso si sta bene in Venezuela, non c’è più la delinquenza che c’era prima. Non mi sento un 'Andrea arrivato', so che devo giocarmi tutte le mie carte per crescere".
"Il mio Deportivo Miranda sogna la Primera Division"
Da poche settimane, Andrea Fabri si è (ri)messo in gioco. Il ternano ha scelto di partire dal Deportivo Miranda per tentare la scalata. Una scelta non banale, visto che il club è stato fondato proprio da una comunicatà di italiani e il legame con il Belpaese è forte. Il campionato è appena iniziato, ma è già arrivata una vittoria di prestigio: battuto il Maritimo nella prima giornata, una delle concorrenti per la promozione. "Adesso alleno il Deportivo Miranda, fondato nel 1948. Anche tanti calciatori sono italiani-venezuelani. Giochiamo nella Segunda Division venezuela con l’obiettivo di salire in Primera. L'Estadio Municipal de Anduva è un gioiellino, uno stadio in cui hanno giocato il Pre Olimpico per Parigi 2024".
Il calcio in Venezuela sta crescendo tanto, anche se il primo sport nazionale rimane il baseball. La contaminazione europea sta aiutando il movimento a crescere e questo è un altro obiettivo di Fabri. E il modello di riferimento è di quelli importanti. "Ero molto scettico di portare il mio metodo di lavoro e i principi di gioco. Sono innamorato di Roberto De Zerbi, lo studio e lo seguo da anni. Il calcio venezuelano adesso sta apprendendo molto, sia tatticamente sia tecnicamente. Nella nostra squadra abbiamo stabilito principi di gioco, non buttiamo mai la palla. Gioco con il 4-3-1-2. Non è vero che nel calcio sudamericano non ci si applica dal punto di vista tattico, però noi europei portiamo un calcio differente rispetto a quello a cui sono abituati. Rapporto con i calciatori? Mi chiedono di parlare in italiano. Qualche volta gli insegno qualche parolaccia".
"Agli altri allenatori consiglio di lanciarsi. Spero di essere un esempio"
L'Italia come punto di partenza e non, necessariamente, di arrivo. Allenare in Italia sarebbe un (altro) obiettivo, ma non è l'unico. "A me piace viaggiare e conoscere nuove culture. Il Venezuela un paese vergine del futbol. È un paese dove sta crescendo il talento, però non abbiamo moltissima formazione. Ritornare in Italia? Allenarce in Europa è un obiettivo, ma come carriera mi piacerebbe restare in Sudamerica a fare calcio".
Realizzare un sogno non è mai facile. A volte bisogna anche crearsi la fortuna di poterlo fare. E proprio in questo Andrea Fabri spera di essere un esempio. "Posso essere un esempio. Se uno ha un obiettivo o un sogno deve fare le valigie e partire. Se in questo momento l’Italia non sta dando quello che cerchi, vai via. Cerca di realizzare il tuo sogno da qualche altra parte. Magari un giorno tornerò in Italia, ma intanto adesso faccio il mio percorso. Conosco una nuova lingua, una nuova cultura e un nuovo modo di pensare. Io mi sono creato questa fortuna". Parola del 'Loco' Fabri. Alla conquista del Venezuela ma sempre con l'Italia nel cuore.