Dzeko: "A Roma mi sento a casa, col Barcellona eravamo animali"
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Data: 27/09/2018 -

Dzeko: "A Roma mi sento a casa, col Barcellona eravamo animali"

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Oggi è un punto fermo della Roma Edin Dzeko, che si è raccontato a The Player Tribune. Tra l'infanzia difficile, il passato in Premier e il presente in giallorosso: “Roma è stato l'unico posto in cui mi sono sentito a casa dopo che sono andato via dalla Bosnia e da Sarajevo – ha dichiarato – Casa, per me, è dove mi sento bene. Bosnia e Sarajevo sono al primo posto, ma Roma è sicuramente un buon secondo posto.

La differenza tra l'Italia e l'Inghilterra? La Premier è velocità, solo velocità. La Serie A è tattica, solo tattica. La cosa più bella per me è che posso avere a che fare con una leggenda come Francesco Totti. Giocare con lui mi ha migliorato, in Italia in generale sto imparando tantissimo”.

Il momento più emozionante in giallorosso? Sicuramente la rimonta con il Barcellona: “La partita dell'andata è una di quelle dove veramente è difficile pensare che non devi mollare. Dopo che perdi 4-1 a Barcellona, pensi che sei morto. Al ritorno, invece, siamo stati fortunati ad aver segnato subito, la follia poi ci ha aiutato.

Stavamo correndo, stavamo giocando come animali. Poi alla fine Manolas segna il terzo gol. Incredibile. Il giorno dopo ho rivisto la partita, potevamo segnare cinque o sei gol. Non avevamo molte possibilità, ma siamo stati perfetti.

Tra i ricordi della sua carriera la Premier vinta con il City negli ultimi minuti: “Eravamo morti, pensavo questo mentre ero in panchina. Prima pensavamo che il Manchester City fosse campione, sapevamo che il QPR doveva salvarsi ma nessuno pensava di perdere quella partita. Poi segna Zabaleta, quasi mi rilasso. Il QPR pareggia e resta in 10, ma poi in qualche modo passa in vantaggio. È successo tutto in 18 minuti. Mancini iniziò a dire delle parolacce a caso, non sapevo neanche con chi ce l'avesse. Pensavamo di essere morti, di aver perso tutta una stagione in 90 minuti.

Sotto di un gol al 91', difficile da ribaltare anche alla Play Station. Poi il gol di David Silva a ridarci ancora qualche speranza. Sapete tutti come andò, non so chi ci aiutò da lassù. Tanti mi chiedono cosa ho provato al gol di Aguero, neanche io riesco a ricordarlo. Avevamo rischiato di perdere una fantastica stagione in una partita, invece abbiamo vinto il titolo dopo 44 anni nel modo più pazzo possibile. Chi si arrende è morto, noi venivamo dal nulla e ce l'abbiamo fatta.

Di quell'anno ricordo i miei compagni di squadra. Tra questi Mario Balotelli, che è davvero un bravo ragazzo. A volte lo massacrano, non capisco neanche il perché. Sembra il personaggio di un film, ma è simpatico ed è un campione.

C'erano anche Kolarov e Savic, due ragazzi venuti dai Balcani come me. Per noi fu un orgoglio vincere la Premier League dopo tutto quello che abbiamo passato. C'erano delle volte in cui dovevo smettere di giocare a pallone perché c'era la guerra e venivamo fermati dalle sirene e dovevamo nasconderci.

Da piccolo non capisci cosa sta succedendo. A sei anni sì, ma i miei genitori non mi facevano stare in pensiero e senza di loro non avrei mai avuto questa vita. Mio padre, anche se lavorava, mi accompagnava agli allenamenti, al campo che distava 1 ora da casa nostra, e alla fine mi portava sempre una banana. Anche nei momenti difficili ha cercato di dare tutto a me e mia sorella.

Ognuno ha i suoi sogni, ma a quei tempi era difficile averne. Però volevo fare il calciatore per accontentare mio padre, ha sempre giocato a calcio ma mai da professionista.

Il mio idolo? Quando ero piccolo uno dei miei allenatori mi chiamava Shevchenko, mi è sempre piaciuto. Per me fu incredibile affrontarlo quando era al Milan, giocavo nel Wolfsburg. Gli chiesi di scambiare la maglia e lui lo fece senza alcun problema, me la portò a fine primo tempo”.

Tags: Roma



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