Sorseggia la sua acqua tonica, tranquillo e posato. Ordinato, anche a tavola: spalle larghe, dritto con la schiena e comincia a raccontare. Gesticola un po’, si vede subito che è un tipo tranquillo. Uno di quelli che lo staresti ad ascoltare per ore, sa raccontare ma sa anche coinvolgerti nel discorso. Ecco Andrea Doninelli, centrocampista della Robur Siena, finito nel mondo del calcio in maniera un po’ particolare, come dice lui: “Mi piaceva moltissimo andare a scuola, tant’è che al tempo ho rifiutato diverse proposte per finire il Liceo Scientifico e fare contenta soprattutto mamma. Poi un anno mi sono ritrovato in ritiro con il Cosenza, in un’amichevole mi ha notato il direttore sportivo del Genoa e…si parte”. Ma il suo rapporto con gli studi non può considerarsi del tutto chiuso, eh: “Finito il Liceo mi ero iscritto a Scienze Politiche solo che poi - racconta Doninelli ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - non sono riuscito a portarla avanti, non escludo di ricominciare però…devo solo trovare la Facoltà giusta!”.Dottor Doninelli non sarebbe male, effettivamente, magari come il suo amico Niccolò Romero che ha conosciuto proprio nella Primavera del Genoa. C’era anche un tal Mattia, al quale è molto legato. “Ah Perin…”. Risatona generale. Un altro sorso di acqua tonica e quella risata a celare avventure ed esperienze diciamo ‘insolite’: “Mattia è un pazzo, uno di quelli che ti fa divertire sempre. Ma è un pazzo. Di aneddoti ce ne sono, ma meglio di no…”. Lo ripete e specifica: “Meglio i puntini di sospensione, dico solo che siamo stati due anni praticamente a convivere…”. Scherzi a valanga, ovviamente nei limiti del ‘politically correct’. E’ stata dura lasciare la sua terra, lo ammette. “Ma alla fine a Genova c’è il mare e mi sono sentito abbastanza a casa…”. Un mare di emozioni…anche con mister Juric? “Lo ho avuto il secondo anno, per lui era il primo da allenatore ma già ci conoscevamo perché io la stagione prima avevo fatto qualche allenamento in prima squadra e lui giocava. Primo giorno di preparazione, lo chiamo ‘mister’ e lui mi fa: ‘Doni, ma che ca…volo mi chiami così! Devi chiamarmi Ivan. A parte gli scherzi, si vedeva già che era forte”.Da Genova a Verona. Ambientarsi non è stato facile, cambia tono di voce non sorride: “Alla fine è stata una bella esperienza però, siamo arrivati ai play-off peccato averli persi e quell’infortunio al ginocchio. Ma io di Verona ho ancora un’immagine precisa..”.Uno di quei ricordi che più passano gli anni più diventa prezioso, da raccontare insomma: “La prima partita di campionato. Io recupero palla a metà campo e subito sento un boato incredibile del Bentegodi. Una tifoseria pazzesca, giocavo costantemente coi brividi”.
Gli stessi che ha provato a Benevento, “quando sono rientrato dall’infortunio al ginocchio, l’ennesimo, dopo diversi mesi: tutto lo stadio si alza in piedi e fa ‘ooohhh’. Una sensazione bellissima, Benevento sempre nel cuore”. Modena un po’ meno invece… “E’ stato un anno disastroso e di sofferenza, in primis personale. Fino a dicembre nessun problema, giocavo e tutto andava più o meno bene. Poi mi sono fatto male e il presidente voleva che a gennaio andassi via. Ma chi lo prende un giocatore infortunato? Così da febbraio a maggio sono stato fuori rosa e a malapena mi facevano allenare. E’ finita come è finita, meglio lasciare perdere…”.
In estate sceglie di ripartire dal Siena. Una calda mattina d’agosto lo chiama il procuratore per parlargli di questa possibilità e Doninelli non ci pensa un secondo…parte! Arriva, gioca, segna pure ma soprattutto si fa voler bene da tutti. Con quella sua tranquillità e quel suo fare tanto elegante quanto garbato: “Ci toglieremo soddisfazioni, siamo un bel gruppo. Pensiamo a divertirci e a fare bene. Non nascondo che dal punto di vista personale vorrei anche riscattare quanto successo nella passata stagione e far ricredere qualcuno…”. Non le manda a dire Doninelli: onesto e spontaneo. Altro che maschere di calviniana memoria o frasette fatte. Mai banale, pondera ogni parole. Hobby? “Sto con la mia ragazza e futura moglie”, lo specifica e ci chiede di sottolinearlo. Però purtroppo l’acqua tonica è finita e dobbiamo salutarlo. “Ragazzi devo scappare, ho Marotta (Alessandro, suo compagno di squadra) a cena, se faccio tardi sapete quanto mi insulta…”.