A metà tra Italia e Polonia. Nicola Zalewski è un mix perfetto tra le origini della sua famiglia e il suo presente. Una commistione di culture che parte dal nome e finisce nel calcio. Genitori polacchi, ma lui è nato a Tivoli nel 2002. Nicola incanta nella Roma, ma come nazionale ha sposato quella polacca. Ed è quasi un segno del destino che il suo esordio in Europa League sia arrivato sotto gli occhi di Zibi Boniek, il presidente della federcalcio polacca.
Da Poli a Roma per essere giallorosso
I primi calci a un pallone li dà in casa, qualche vetro rotto di troppo e allora meglio andare in campo. Inizia allo Spes Poli (l’assonanza con la Polonia è forte), la squadra del suo paese, e poi va all'Atletico Zagarolo ed è qui che lo scopre la Roma. Bruno Conti manda Stefano Palmieri a un torneo a Borgata Finocchio e la spedizione va a buon fine.
È deciso, Nicola fa un provino sotto gli occhi di Bruno Conti, che ne rimane stregato. Dribbling secchi e personalità da vendere, conclusione: questo ragazzo è da Roma. Zalewski ha appena 9 anni, allora papà Krzysztof decide di fare gli scatoloni e spostarsi da Poli a Trigoria affittando una casa a pochi minuti dal centro di allenamento.
Le giovanili e la Polonia
La scommessa è fatta e Nicola man mano la vince. Si dimostra da subito uno dei migliori profili dell’annata e in Under 17 si prende la scena. Derby della Capitale, Roma-Lazio finisce 7-2 e lui è il migliore in campo. Il nome circola e in una piazza di sognatori come quella romana finisce subito in prima pagina: “Zale in cattedra” titola il giorno dopo Il Romanista.
Ma a notarlo non è solo l’ambiente romano. Le chiamate erano già arrivate anche dalla Polonia, tanto che Boniek lo vede e lo porta a giocare con le nazionali giovanili polacche. Lui torna nella patria dei genitori, da cui papà Krzysztof era dovuto scappare perché aveva rifiutato di prestare servizio per l’esercito comunista. Dall’Under 15 all’Under 20, con la quale gioca il mondiale con ragazzi più grandi di 3 anni.
L'esplosione in Primavera
Una carriera in continua crescita, fino all’esplosione di quest’anno. 6 gol e 2 assist nelle prime 6 partite in Primavera 1, capocannoniere provvisorio e Roma prima in classifica. E arriva così la terza chiamata importante della sua vita, quella di Paulo Fonseca. Il sabato va in campo agli ordini di Alberto De Rossi, la domenica in panchina con la prima squadra. Il 6 maggio si chiude il cerchio.
Fonseca, nella semifinale di ritorno di Europa League contro il Manchester United, decide di far esordire Nicola e lui brinda nell’unico modo che conosce: segnando. Cross dalla sinistra di Santon e mancino al volo che buca De Gea. Zalewski esulta, ma alla fine la Uefa dirà che è autogol di Telles.
Eppure la gioia per Zalewski resta perché un gol (anche se a metà) all’esordio contro lo United neanche se lo poteva immaginare quando nella sua casa di Poli a cinque anni spaccava i vetri di casa provando a emulare Cristiano Ronaldo. Tutto torna. Sognava di diventare come il 7 dello United, ha esordito segnando dopo 7 minuti allo United.
"Ho dato tutto quello che avevo"
"Fonseca mi ha chiesto di lavorare ed è quello che ho cercato di fare e spero di esserci riuscito. Ero contento, sapevo che dovevo dare qualcosa che anche Pedro ha dato. Io ho dato tutto - ha commentato a Sky Sport dopo la partita - Siamo orgogliosi per oggi, ma la partita dell’andata ci ha condizionato molto per quanto riguarda gli infortuni e il risultato. Però portiamo a casa una grande prestazione e la vittoria". Nicola si gusta l'esordio, in parte amaro, e sugli spalti dell'Olimpico Boniek osserva sfregandosi le mani. Chissà se la Polonia, un giorno, ripartirà da lui.