Undici punti nelle ultime undici partite. Un Livorno in crisi, che ha rimesso in discussione un campionato che sembrava chiuso. Soprattutto dopo le vittorie nel big match con il Siena e contro la Viterbese. Poi, però, i passi falsi con Monza e Arezzo, il tutto aggravato dal caos scoppiato al centro sportivo in seguito alla sfuriata del Presidente Spinelli (Leggi qui). “Ho avuto uno scambio abbastanza forte con alcuni giocatori – conferma lo stesso Presidente in esclusiva a La Nazione - nel calcio non contano i nomi. Vale chi corre, chi lotta e chi sente la responsabilità di essere vicino al traguardo, non possiamo perdere l’obiettivo per nervosismi o intemperanze come è successo ad Arezzo. Non si fanno due belle prestazioni come con Siena e Viterbese per poi perdere con Monza e Arezzo, non c’è giustificazione. Ci sentiamo appagati, ma non siamo nessuno se non corriamo e non lottiamo”.
Parole chiare, dunque. Come quelle riservate a Mazzoni e Vantaggiato, i due giocatori con i quali sono nati i problemi più grossi e che sono stati messi fuori squadra: “C’è da capire se sono mentalmente a posto, altrimenti non devono giocare. Il nervosismo non fa bene, uno deve arrivare in campo sereno. Soprattutto il portiere, che è il ruolo più delicato”. Chiosa anche su Pecini, dimessosi da dg dopo che Spinelli ha deciso di mandare via Sottil e Facci: “A gennaio non abbiamo rinforzato la squadra, l’abbiamo indebolita. Volevo prendere Diamanti, è partito per cifre importanti ma potevamo arrivare ad un compromesso. Invece mi è stato detto che la squadra avrebbe vinto il campionato. E allora che lo faccia”.
L'intervista integrale sull'edizione de La Nazione stamani in edicola