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Data: 08/02/2018 -

​Bari-Frosinone, la partita di Stellone: “Che ricordi in Ciociaria, in Puglia avrei voluto più tempo”

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“Aspetto la giusta possibilità, ci sono stati contatti con 5-6 squadre da giugno ad oggi, ma non c'erano le giuste condizioni. Però il campo mi manca da un anno, tanto. Voglio ripartire da un progetto serio. Diciamo che in questa fase ne sto approfittando per aggiornarmi, ma voglio tornare presto in panchina”. Roberto Stellone risponde alle domande di gianlucadimarzio.com dal Lazio, dove ormai è di casa: lo sguardo è diviso tra Frosinone, sua casa adottiva da calciatore prima e da allenatore poi, con un doppio salto dalla serie C alla serie A, e Bari, la terra che l'ha accolto solo per qualche mese. Arrivo a giugno 2016, addio nel novembre successivo: nel mezzo qualche gioia e diverse difficoltà, complice anche una rosa profondamente rinnovata. Quella Puglia che gli era dolce per tradizione (suo papà Gaetano, ex calciatore, ha giocato a Barletta e Stellone jr proprio a Barletta aveva guidato per la prima volta in panchina la Juniores dei ciociari, con una vittoria per 8-2) è diventata amara a causa di un esonero che ne ha frenato l'ascesa. Anche per questo la sfida in programma sabato al San Nicola tra la rosa di Fabio Grosso e quella di Moreno Longo non sarà per lui una partita come le altre.

I numeri raccontano di realtà dai sentimenti contrastanti. Bari a secco di vittorie da cinque partite, le stesse che il Frosinone ha vinto issandosi in vetta: “Ho seguito diverse partite in casa – dice Stellone di Ciano e compagni - arrivano a questa partita con una serie positiva impressionante: è una formazione che arriva a Bari con grandi certezze e tanto entusiasmo. Di fronte avranno però una squadra con un'ottima rosa, che fino alla fine del girone di andata era nei piani alti”. La continuità del Frosinone e i cambiamenti del Bari: il tema della sfida del San Nicola è anche lì. “Il Frosinone ha puntato un gruppo di ragazzi che ha portato la società in serie A, ma sono allo stesso tempo grati alla società. Hanno scelto uomini e calciatori giusti e di questo va dato merito anche alla dirigenza, che ha saputo anche aggiungere tasselli importanti. Il Bari negli ultimi due anni ha cambiato molto per diversi motivi e per un allenatore questo non è semplice”. Stellone e Grosso: entrambi arrivati sulla panchina biancorossa alla vigilia dei 40 anni, tutti e due cresciuti nel settore giovanile. “Fabio è un bravo allenatore, preparato tatticamente e umanamente – riconosce – e questa flessione che la squadra sta affrontando non deve preoccupare. Se l'eredità di Conte a Bari può pesare? No, direi di no. Se guardiamo alla carriera di ogni allenatore, anche i più bravi al mondo hanno vissuto periodi di flessione. Pensiamo a Guardiola, che è considerato il più forte e l'anno scorso al Manchester City non ha vinto nulla. Conta l'ambiente, l'alchimia che si crea tra società, calciatori e staff: così è più facile ottenere risultati. Perchè dipendiamo da quelli”. Se c'è da individuare un maestro, però, Stellone non ha dubbi: “Sarri, ha una capacità di codificare le sue squadre uniche. Ovviamente, merito anche di un gruppo di calciatori di qualità e in grado di applicarsi alle indicazioni”.

E' un fiume in piena, Stellone. “Pensiamo a Baroni, Semplici e Pecchia, che l'anno scorso hanno portato in A Benevento, SPAL e Verona: quest'anno stanno avendo tante difficoltà, il primo è stato anche esonerato, ma non sono certo diventati meno bravi di colpo. A volte ci sono molte meno spiegazioni di quelle che cerchiamo: si possono avere problemi di organico, rendimento di calciatori-chiave e altro”. Chiudiamo la parentesi sulla categoria e apriamo l'album dei ricordi: “Di Frosinone custodisco le partite che ci hanno dato la promozione, quella contro il Lecce in Lega Pro e quella contro il Crotone in serie B. Poi il primo punto in A, a Torino contro la Juventus. Cancellerei la retrocessione, anche se pure quello fu un giorno particolare”. Già, ko contro il Sassuolo alla penultima giornata e discesa in B, ma tra gli applausi del Matusa. “Un momento molto intenso, custodisco anche quello nonostante l'amarezza del risultato. E' stato figlio del tempo vissuto insieme, staff, ragazzi e pubblico”. Il tempo, un soggetto ricorrente. Quello che forse a Bari è mancato: “Conservo con gioia il giorno della firma, poi purtroppo spesso è l'allenatore a pagare. E' chiaro che lavorando di più si rende di più, ma se i risultati non arrivano si tende a cambiare: cosa diversa è quando hai una società che crede fortemente in te e magari in quei casi si tende a dare più tempo all'allenatore”. Incompiutezza è la parola adatta per raccontare i mesi al San Nicola: “Avrei voluto dare di più e regalare gioie a una tifoseria che lo merita – ammette – basterebbe vedere le 20mila presenze quasi fisse allo stadio che raccoglie in B, numeri rari anche a livelli più alti”. Il tuffo nel passato si avvicina, e qui Stellone si fa più ermetico: “Quella di sabato è una sfida determinante per tutte e due le squadre – spiega – per il Bari una vittoria saprebbe quasi di manna dal cielo, ma sono sicuro che il Frosinone non farà calcoli. Sarà una partita bella, ma non chiedetemi pronostici”. Nemmeno se si parla di calciatori decisivi: “Non esistono singoli determinanti, esistono i reparti: e gli attacchi di Bari e Frosinone sono al top della categoria”. E per lui, almeno sabato, comunque vada ci sarà un motivo per sorridere.



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