La carica del patron Pulcinelli, il pragmatismo del direttore sportivo Marco Valentini e la voglia di rivalsa di Cristian Bucchi. Riparte da qui l’Ascoli, dopo una splendida stagione nella quale i bianconeri hanno collezionato il miglior rendimento nel girone di ritorno. Alcuni cambiamenti: l’addio di Sottil, una rosa rinforzata e ringiovanita con elementi molto promettenti quali Simic, Giordano, Donati, Giovane, Lungoyi e poi il ritorno di Bellusci, gli acquisti di Ciciretti e Falzerano, giocatori spessore per la Serie B. Ma la ‘key-word’ dopo il grande lavoro dell'anno scorso, non poteva che essere ‘continuità’…
Idee chiare e sempre ben definite quelle del ds Marco Valentini, uno che lascia parlare il campo. Che non ama le luci dei riflettori. “Tanto alla fine contano solo i fatti”… E con i fatti, fin dal suo arrivo, Valentini è entrato nel cuore e nella testa del patron Pulcinelli e della piazza. Dura, schietta, pragmatica. A sua immagine e somiglianza. Un amore a prima vista, cementato dagli importanti risultati conseguiti e dalla voglia di non accontentarsi.
“All’esito dello scorso campionato – spiega Valentini – ero stato chiaro con l’opinione pubblica, dicendo a chiare lettere che visto l’importante percorso che nel girone di ritorno ci ha permesso di essere la miglior squadra della B con 36 punti conquistati, sarebbe stato logico e sensato continuare con questo progetto tecnico. Anche perché sono dell’idea che nel calcio la differenza la faccia la continuità. Poi è chiaro, come in tutte le cose, ci sono le contingenze imponderabili. Non pensavamo, infatti, di perdere l’allenatore soprattutto con quelle tempistiche, però, in fin dei conti, se consideriamo il percorso di Andrea Sottil con noi e l’opportunità che ha avuto è giusto che sia andata così, senza troppi rimpianti…”.
D’altronde il vero differenziale sta nella capacità di reagire alle possibili avversità… “E noi ci siamo fatti trovare pronti, prendendo un allenatore che viaggia più o meno sulla stessa lunghezza d’onda sotto il profilo tecnico-tattico e rispettando quanto detto, cioè la conferma del 70-80 % del gruppo di anno scorso”.
Aspetto nient’affatto banale, considerando anche le proposte importanti che in nome della continuità l’Ascoli ha declinato per alcuni pezzi pregiati. Perché l’essenza della progettualità è proprio qui… “E va fatto in tal senso un grande ringraziamento al patron Pulcinelli perché aver tenuto duro di fronte a certe offerte non è da tutti. Detto ciò – sottolinea il ds Valentini – il più lo abbiamo fatto, ringiovanendo la rosa e inserendo allo stesso tempo elementi di valore per la categoria. Ora siamo alla ricerca di una prima punta e se non ci fosse stato quel piccolo contrattempo con Tsadjout il nostro mercato sarebbe stato quasi chiuso. Ora aspettiamo, valutiamo, il mercato degli attaccanti è sempre il più difficile. Prendere una punta è la priorità, poi avendo i capelli bianchi (sorride), so bene che si può parlare di mercato finito solo quando si chiude temporalmente cioè il 1 settembre”.
Un’opera, dunque, che dev’esser solo rifinata. Ma il tessuto è sempre lo stesso: umiltà, determinazione e ferocia agonistica. Le tre caratteristiche che hanno reso l’Ascoli della passata stagione una delle migliori squadre del campionato… “E devo dire che sono molto soddisfatto perché in queste prime settimane di lavoro ho rivisto nei ragazzi queste caratteristiche. Le nostre caratteristiche. Con Bucchi, poi, c’è un confronto quotidiano, lo vedo molto carico e motivato. Diciamo che la sua scelta è un po’ come quella di Valentini a ottobre, ‘due animali feriti con i graffi ancora sanguinanti’… Io, infatti, penso sempre che nel calcio venire da esperienze negative sia un plus perché è attraverso la capacità di non commettere gli stessi errori che si può guardare avanti e si diventa migliori”. Analisi lucidissima, in un mondo nel quale, invece, troppo spesso all’errore segue solo una inconcepibile volontà di linciaggio…
E, a proposito di ferite sanguinanti, ce n’è una ancora apertissima… “Sì, io una parte di quella rabbia per l’eliminazione ai playoff contro il Benevento ce l’ho ancora dentro. E penso anche i ragazzi. Ma come gli dissi, ormai qualche mese fa, quella è stata una grande lezione perché non sempre va avanti chi merita e, in ogni caso, devi esser sempre bravo a portare gli eventi dalla tua parte anche quando ti sembrano sfuggire di mano. Più che altro se ripenso a quella serata il dispiacere enorme – e lo dico con il cuore – è per il patron Pulcinelli, al quale volevamo regalare un qualcosa di importante e che si sarebbe davvero meritato un risultato eccezionale. Tra noi c’è un rapporto fantastico, quella scintilla che è scoccata dopo appena dieci minuti di colloquio si è amplificata ancor di più, in un legame sano, sincero e di stima reciproca. Ci dà una carica motivazionale e psicologica incredibile e vogliamo renderlo felice”.
Sarà una grande Serie B. Per il blasone delle piazze, la ricchezze delle varie proprietà, il calore dei tifosi. Ma l’Ascoli vuole esserci, senza timori reverenziali nei confronti di nessuno… “Non sarebbe nella nostra natura! Non guardiamo agli altri. Pensiamo a noi stessi e a mantenere e preservare le nostre caratteristiche. Quell’umiltà, quella determinazione e quel carattere che contraddistinguono il nostro popolo e che vogliamo ri-tradurre in campo. Una città come Ascoli e una proprietà del genere meritano una squadra che non si accontenti di lottare per salvarsi, ma che provi a stare nella parte sinistra della classifica. Noi ci siamo e siamo carichi, il resto – come sempre – lo dirà il campo”.
Nelle parole del direttore sportivo Marco Valentini il miglior manifesto possibile di ciò che sarà: Ascoli (è) carica…