Il (quasi) filosofo-calciatore Benedetti si racconta: “La tesi su Platone e in futuro vorrei fare il professore”
“Bisogna prendere la vita con filosofia…”. Detto fatto: Alessio Benedetti, centrocampista della Pistoiese, Filosofia l’ha sì presa, ma all’università! Laureando per la precisione, sta scrivendo la tesi. Ecco, appunto qualche indiscrezione in anteprima sull’argomento? “Platone, il mondo delle idee e la giustizia. In settimana devo parlare con il professore, incrociamo le dita”. Ce la illustra: chiaro, specifico, per nulla prolisso. Mica male dietro a una bella cattedra… “E infatti è da quando sono piccolo che sogno di fare il professore. In realtà dopo la laurea farò la specialistica proprio perché per il futuro voglio crearmi qualcosa di questo tipo, qua dopo 34/35 anni qualcosa devi pur inventarti…”.
Una commistione sana tra elementi, spunti filosofici e sano realismo: non che le due cose siano antitetiche, eh. E’ un tipo molto riflessivo Alessio Benedetti. Si sveglia tutte le mattine alle 8, due ore e mezza di studio e poi via al campo d’allenamento. L’importante è non parlargli di tecnologie, un classico vista l’indole: “La ‘ferita’ dell’esame di Informatica – racconta ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com –è ancora aperta, il più banale sì ma che fatica per passarlo! Il più appassionante invece Filosofia antica”. Quando gli parli di Socrate e Platone, scatta in lui una sorta di ‘libidine da verbo’… “Loro due e anche Kant secondo me sono stati quelli che più hanno rivoluzionato il pensiero. Platone il primo che ha indagato sul modo di pensare, sulle idee. Kant semplicemente un genio, uno spartiacque che è riuscito ad applicare la rivoluzione copernicana alla filosofia”. Ma Socrate è qualcosa in più, si capisce da come ne parla: un qualcosa di ‘personale e familiare’. “Il suo modo di indagare, di fare domande l’ho ripreso seppur in chiave maggiormente introspettiva. Io sono uno molto curioso, osservo tutto e sto sempre attento quando uno si comporta in un determinato modo per cercare di capire cosa lo induca a compiere una determinata azione piuttosto che un’altra. Non chiedo eh, guardo e faccio delle riflessioni”.
Che poi è ciò che lo ha spinto a intraprendere siffatto percorso universitario: la possibilità di riflettere su tematiche e argomenti spesso trascurati (volutamente o incautamente) dalla società. Studiare Filosofia – altra concezione totalmente erronea – non significa rapportarsi a situazioni, problematiche, idee meramente astratte e ormai magari anche superate… “A me ad esempio ha insegnato una cosa fondamentale: non giudicare mai l’altro, ma solo guardarlo e magari apprendere. Perché da ognuno di noi c’è qualcosa da apprendere…”. Concetti importanti Benedetti, che comunque tende a separare sempre la vita universitaria dal calcio.
“All’inizio mi prendevano in giro i miei compagni. A Catanzaro scherzosamente mi chiamavano Libro Cuore perché ero tutto ‘libri e studio’. In realtà una cosa importante è che al contrario di quanto si crede, università e calcio non sono due cose così distanti e ostative l’un l’altra”. Sarebbe la prima cosa che diresti ai tuoi (futuri) alunni? “Chissà, vediamo. Intanto spiegherei e basta, non interrogherei mai…Scherzo! Ma l’obiettivo dovrebbe essere quello innanzitutto di far appassionare gli studenti alla lezione e cambiare l’ottica di ‘lezione’ quale fine per l’interrogazione”. Si mette a ridere se lo definiscono un ‘rivoluzionario’ e all’idea allenatore-professore lascia una timida porta aperta.
Facciamo una lezione, dai. Cominciamo dal paradosso di Achille e la tartaruga in chiave girone A di Lega Pro: “Intanto ‘smonterei’ gli estremi del paradosso perché Achille non riesce mai a prendere la tartaruga. Dopo tale premessa dico che Alessandria e Cremonese sono fortissime e rappresentano Achille, la tartaruga invece non so. Noi siamo una buona squadra, con ottime qualità. La ‘mia’ Pistoiese la paragonerei a Diogene il Cinico, il filosofo che viveva dentro una botte…noi dobbiamo uscire dalla botte e fare punti”. Interessante questa cosa dei paragoni, il Nietzsche del mondo del calcio? “Uno geniale ma allo stesso tempo molto controverso, forse Balotelli”. Quindi l’opposto Kant? “Uno molto metodico, direi Barzagli o Zanetti”.
Benedetti da…Assisi: c’è qualcosa di ‘sacro’ eh, “era un segno del destino, ma io in realtà sono di Perugia”. E con il Perugia ha vinto due campionati. Centrocampista classe ’90 ha giocato praticamente in tutte le categorie. “Sì, esatto. Ora sto benissimo a Pistoia e spero presto di tornare in Serie B”. Chiude con un aneddoto, sull’allenatore dello scorso anno all’Arezzo, Ezio Capuano: “Credo una delle cose più divertenti che mi sia capitata. Un giorno arriviamo al campo d’allenamento e lo troviamo chiuso. Così il mister ci dice di scavalcare, ma non ci riusciva e anzi quasi cade a terra. Poi tagliamo la recinzione ed entra in campo gattonando, a parole magari nemmeno rende bene…”.
Ciò che rende bene, invece, è la sua passione per questo doppio binario calcio-filosofia: così originale, così (apparentemente) contrastante. Tutta una questione di Weltanschauung e di voglia di mettersi in gioco. E Benedetti ne ha avuta. O vitae philosophia dux…