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I 20 anni in Germania, l’esordio in A davanti a papà. Inzaghi, Murgia e il gol: storia di una promessa mantenuta

Che la stagione di Alessandro fosse un po’ particolare l’avevamo già capito. E pure da tempo. Perché quando festeggi i tuoi 20 anni in Germania, durante il ritiro estivo e con le sorprese dei compagni, beh. Qualcosa di “strano” dovrà pur esserci, giusto? Qualcosa di mistico. Come stasera. Calcio d’angolo, rete. “Ale, vieni dai, ti faccio giocare”. Parola di Inzaghi. Storia di una promessa costruita nel tempo e con fiducia: “Murgia è un ragazzo che ho cresciuto, per lui ci sarà spazio”. E oggi, dopo tanti sacrifici, è arrivato pure il primo gol: numero 96, come l’anno di nascita e quei vent’anni festeggiati in quel di Marienfeld: “Ero emozionatissimo”.

Entra al secondo tempo, porta la Lazio sul 2-1. “Ho segnato a una leggenda come Hart!”. Poi Ljaijc fa 2-2 al 90esimo ma vabbè, Ale è su di giri: “Ancora non ci credo”. Una storia come tante, è vero. Ma intrisa di quel “mistico” di cui parlavamo prima. Perché “Ale” in estate poteva partire, ma nonostante qualche offerta “ha deciso di restare”. Perché papà Francesco, poi, all’esordio col Pescara era in tribuna e si è commosso. Lui, sì. Lui che lo segue “da una vita” e che “conserva ogni maglietta” nel cassetto di famiglia. Quello dei ricordi. “Questa dell’esordio andrà a mio padre, le conserva tutte”. Emozioni: “Qualcosa di indescrivibile”. Ci crediamo Ale, ci crediamo. Che storia, Murgia.

Regista di talento e di prospettiva. Chiedete ai suoi compagni in Primavera: “Chi farà più strada? Facile, Murgia”. Tutti sicuri. Inzaghi l’ha preservato, svezzato, protetto. Infine lanciato. Promessa mantenuta. Step by step, Ale ha costruito il suo sogno col lavoro e sull’impegno: “Voglio migliorare”, frase ricorrente ma non di circostanza. Garantisce papà: “Segue una dieta ben precisa, va a letto presto, esce ogni tanto”. Un ragazzo modello. Consigli speciali poi, da persone speciali: Andrea Bertolacci infatti, centrocampista del Milan, è sposato con Nicole, sorella di Alessandro, di professione attrice. “Fieri di te”, hanno commentato. Intrecci. I due – Bertolacci e Murgia – hanno un bel rapporto e si parlano spesso. Si sentono, si confrontano. Un fratello maggiore che prima o poi sfiderà pure: “Se avrò l’occasione di incontrarlo, un fallo posso pure farglielo” ha raccontato ridendo in zona mista. Anche se il suo idolo resta Lucas Biglia: “Mi ispiro a lui, è un piacere guardarlo”. Riferimenti.

Gli inizi al Colombo, poi il provino alla Lazio. Preso subito, chiaro. Col papà che “rivendica” com’è nata la passione: “Ale era piccolo, io mi divertivo a giocare. Mi vedeva tornare a casa col borsone e la faccia soddisfatta”. Influenze. Legge Open e ha un tifoso particolare, Gong Ming, un ragazzo cinese che qualche mese fa gli ha spedito anche una lettera. Internazionale. Umiltà e piedi per terra poi, tra un complimento di Parolo e l’abbraccio di Cataldi, amico vero con cui “fantastica coi gol”. Tant’è che dopo lo squilo all’Atalanta di Danilo, i due si sono inventati un’esultanza: “L’avevamo preparata in camera!”. Ragazzo spontaneo, solare. Un “bonaccione”. Uno che lavora sodo e corre tanto, merito del prof Fabio Ripert, preparatore atletico di Inzaghi: “Lo conosco da anni, lavoriamo bene”. Obiettivo Serie A raggiunto, Stairway to Heaven più che meritata. Il gol al Torino come il coronamento di tanti sacrifici. Ora sì, Murgia può festeggiare. Stavolta a casa e con i familiari. E niente sorprese, ci ha già pensato lui.