Da DesapareCitro a… DespaCitro. Il Messi di Fisciano fa ballare Frosinone e la riporta in testa alla B
Cogliere l’attimo. Nicola Citro è abituato a farlo da sempre. Anni di gavetta nelle serie minori, fino alla grande occasione: la chiamata del Trapani nel 2014 a 25 anni, una stagione da quasi eroe nell’anno successivo, l’arrivo a Frosinone per sognare la terra promessa. Carpe diem. Mica facile partendo dall’Eccellenza campana con l’Ebolitana, passando poi per Valle Gracanica, Città di Messina e Marcianise. Dai dilettanti al professionismo senza perdersi. Anzi.
Oggi gli è bastato un momento, a metà del primo tempo, per decidere Frosinone-Novara: retropassaggio di Mantovani intercettato, classica discesa sulla destra col pallone incollato al piede, finta col sinistro, dribbling sul portiere e diagonale da posizione angolatissima. Un lampo nel freddo sabato ciociaro, quanto basta per riportare i giallazzurri in testa alla classifica, aspettando la trasferta dell’Empoli a Foggia.
In tanti allo Stirpe aspettavano il suo ritorno al gol. Non segnava dal 9 dicembre, vittoria contro il Brescia. Terzo gol in campionato in 450 minuti di utilizzo, coinciso con tre vittorie. Dura trovare spazio fra Ciofani, Dionisi e Ciano, ma nel momento decisivo della stagione riecco il Messi di Fisciano. Quello che a Trapani incantava col suo mancino, quello che nella finale col Pescara aveva segnato il gol dell’illusione. Serviva un’altra rete per andare in serie A, arrivò la prodezza di Verre da 40 metri a spegnere i sogni.
Chi sa cogliere l’attimo, capisce quando è il momento di affondare il colpo. Longo lo ha fatto partire per la seconda volta consecutiva da titolare. Non era mai successo durante la stagione. Il numero 20 ha lavoratosi è fatto trovare pronto. Come quando lo chiamò Faggiano, allora ds del Trapani, nel luglio del 2014. Dalla D alla B in un attimo. Non ha cambiato stile di gioco. Mai. Da bambino, sui campetti di Fisciano, partiva da destra e colpiva col mancino. Come adesso. Papà Ciccio a bordo campo, le tre donne di famiglia – la mamma e le due sorelle – pronte a sostenerlo. Hanno aspettato al suo fianco il successo. Ci hanno sempre creduto. Anche ai tempi della Sanseverinese, il club che lo ha svezzato. E Nicola ne è sempre stato sicuro. A scuola, dove non era brillante come in campo, rispondeva alle insegnanti che il pallone sarebbe stato la sua vita. Chissà se qualche volta ha avuto un dubbio. Quando deliziava il pubblico ebolitano con pallonetti e giocate sopraffine e la chiamata non arrivava. Lì è nato quel soprannome che lo fa sorridere. E per sua fortuna, Citro non si è fermato a Eboli. Da lì ha iniziato una scalata che ha un traguardo preciso. Quella terra promessa che sembrava un miraggio da Marcianise e che riuscì quasi a toccare in quel 9 giugno di due anni fa al Provinciale. Anche in quella stagione, da marzo cambiò marcia. Sette gol nello sprint finale, l’ultimo ad arrendersi.
Sabato torna in Sicilia. C’è da sfidare il Palermo e giocarsi un pezzo di serie A. Arrivarci a 29 anni, dopo aver giocato a lungo davanti a venti spettatori su campi dimenticati dagli osservatori, non avrebbe prezzo.
Nicola lo sa e aspetta in silenzio che arrivi quel momento. Non ama le interviste, né i proclami. Lascia parlare il suo mancino. Quello del Messi di Fisciano, città di universitari, musicisti e calciatori.
Come Nicola Citro, che sognava di arrivare in serie A con la maglia della Salernitana, il primo amore.
Non tutto si può realizzare. Ma una parte di quel sogno, tra un paio di mesi potrebbe essere realtà. Basta cogliere l’attimo. Un tormentone, come Despa..Citro.