La “piccola Roma”, un dio norreno e un ponte simbolo: le storie della Conference 23/24
Dallo Spartak, che sfiorò l’impresa contro l’Ajax, alla seconda volta del Ballkani e non solo: le storie più strane della Conference League
La “piccola Roma“, un ponte simbolo di una guerra, due esordi assoluti e un ritorno a sorpresa.
Oggi ricomincia la Conference League, e come al solito illuminerà il giovedì di coppe con le sue storie incredibili.
Lo Spartak Trnava e la finale di Coppa Campioni sfiorata
La prima è quella di una squadra slovacca che è andata a un passo da battere l’Ajax migliore di sempre. Si tratta dello Spartak. Uno dei tanti, forse il meno conosciuto al grande pubblico. Ha sede a Trnava, che per le tante chiese chiamano “piccola Roma”. Nel 1969 perse l’andata della semifinale di Coppa dei Campioni 3-0 contro gli olandesi ma poi vinse il ritorno 2-0. I racconti dell’epoca parlano di un calcio “moderno” e “dominante” elogiato anche da Rinus Michels. Lo Spartak comincerà da Razgrad, Bulgaria, il suo percorso in Conference League. Poi Nordsjaelland e Fenerbahce. Difficile passare il turno, ma la storia è dalla sua parte.
Zrinjski Mostar: 30 anni dopo, si gioca nella città del ponte
Stari Most. Due parole che evocano brutti ricordi nel mondo slavo. Sanno di anni Novanta, di guerra e divisione. Lo Stari Most, il “vecchio Most”, era il ponte della città bosniaca di Mostar. Da un lato del fiume c’erano le forze croato-bosniache di una comunità autoproclamatasi indipendente, dall’altro l’esercito della Repubblica di Bosnia ed Herzegovina. Il 9 novembre 1993 il ponte fu abbattuto: i suoi mattoni ottomani, vecchi di 500 anni, caddero in acqua. Ora il nuovo ponte viene usato anche per le gare di tuffi. Esattamente 30 anni dopo quel giorno lo Zrinjski, la squadra della città, giocherà in Conference a Varsavia, contro il Legia; le altre avversarie del girone di Conference sono l’Aston Villa di Emery e l’AZ Alkmaar.
Breidablik, la squadra che si chiama come un dio norreno
La prima volta dell’Islanda? Merito degli dei. Anzi di un dio solo, figlio di Odino. Il suo nome è Breidablik, che significa “ampio splendore”. La squadra che ha sede a Kópavogur ne ha preso il nome: grazie a lei l’isola ospiterà per la prima volta una partita di una coppa europea. Il Breidablik è il fulcro di una polisportiva molto particolare, che comprende persino sci e karate. Sfiderà Zorya, Gent e Maccabi Tel Aviv.
Il KI si affida a un portiere elettricista
È la squadra dell’estate. Si chiama Klaksvikar Itrottarfelag, Klaksvik o KI per gli amici. Primo club delle Far Oer a raggiungere la fase finale di un torneo Uefa, era partito dalla Champions eliminando il Ferencvaros (3-0 a Budapest). Merito del bomber Arni Frederiksberg, e di un portiere, Johanson, che prima si era ritirato, e poi aveva deciso di cambiare mestiere diventando elettricista. Il tour europeo della squadra di Hoseth ha come tappe Lille, Bratislava (Slovan) e Lubiana (Olimpija).
Il Ballkani per (ri)fare la storia
Giocare per un Paese non riconosciuto da altri Paesi. Raggiungere per primi i gironi di un torneo Uefa. E poi rifarlo di nuovo, l’anno dopo. È quanto successo al Ballkani, squadra kosovara di Suhareka. L’anno scorso in Conference ottenne tre punti storici contro i turchi del Sivasspor, quest’anno ci riproverà contro Viktoria Plzen, Dinamo Zagabria e Astana. Non male per il club di una nazione nata ufficialmente appena sedici anni fa.