“Bergamo è per te. Mola mia”. Aggrappati all’Atalanta. E a Josip
L’Atalanta vince 4-3 in un Mestalla deserto e va ai quarti di Champions League. Poker di Ilicic in una notte dedicata a Bergamo
Resistere. Serviva questo nella notte del Mestalla. E l’Atalanta l’ha fatto. È tra le prime otto d’Europa. È nella storia, nel momento in cui la Storia, quella con la S maiuscola ha invaso le nostre vite. Quella dei bergamaschi più di tutti: 1472 contagiati in provincia, 227 solo nelle ultime ore. Venti giorni fa erano in 40mila a San Siro. L’ultimo esodo, prima che un virus infame ci separasse. Ognuno a casa sua, tutti in zona rossa.
IL DOVERE DI ESSERE UN PIACERE
Tre settimane fa raccontammo un’Atalanta eroica. Oggi sappiamo che certi aggettivi dobbiamo mandarli altrove. Ad esempio a medici e infermieri dell’ospedale Giovanni XXIII che in queste ore stanno giocando una Champions senza inno iniziale. E a loro sono andati non solo i pensieri ma anche i soldi della curva bergamasca. Tutti hanno rinunciato ai soldi del rimborso per Valencia e donato 40mila euro all’ospedale. Un gesto che dice tutto: l’Atalanta è il territorio. Perché chi nasce in quella struttura, riceve il kit nerazzurro in culla. Succede ogni giorno da dieci anni. Anche in questi maledetti, con la terapia intensiva intasata. Ne usciremo. Anche grazie al contributo di una curva.
IL POKER DI ILICIC
Ok, gli eroi sono quelli del Giovanni XXIII, ma i ragazzi che sono andati a Valencia sono esempi da seguire. Veri cittadini di Bergamo. Onorari come Gian Piero Gasperini e il Papu Gomez, leader tecnici ed emotivi di un gruppo diventato grande prendendosi per mano. Lo sono loro, ma in verità lo sono tutti. Prima di tutti ovviamente Josip Ilicic. Il primo nella storia a segnare 4 gol in trasferta in una partita di Champions a eliminazione diretta. Il più vecchio a fare poker in una singola partita. Lo chiamavano “la vecchia”, per quella costante indolenza slava e la propensione ad accentuare con la zoppia i dolori fisici. In realtà ormai è per tutti “il professore”. Un insegnante di calcio, che arriva al punto più alto della sua carriera a 32 anni e 41 giorni. Due rigori e due perle mancine. Il suo sinistro caravaggesco ha colpito ancora. Quattro volte, dopo lo squillo dell’andata. Questa volta porta a casa il pallone. Lo riporta a Bergamo e chissà dove finirà. Magari – suggeriamo – all’asta per aiutare ancora gli eroi del Giovanni XXIII. Perché l’Atalanta è il territorio.
PIU’ FORTI DI TUTTO
La multinazionale del pallone ha vinto anche questa battaglia. È stata più forte della paura e dell’angoscia. Ha lasciato fuori dalla testa i pensieri che abbiamo tutti. Ha corso e lottato per 90 minuti. Ha reso orgogliosi i bergamaschi che non hanno potuto abbracciarsi. Ha vinto in uno stadio che ha un pipistrello come simbolo. Amara ironia del destino, se veramente questo maledetto Covid- 19 è partito dal volatile che fino a ieri associavamo a Batman. Fuori dal Mestalla, i tifosi del Valencia avevano provato a mettere pressione. Tutti troppo uniti. Perché ancora non sanno cosa rischiano. Neanche noi lo sapevamo, fino a pochi giorni fa. Speriamo non debbano passarci. Speriamo che il loro dolore sia solo un’eliminazione dalla Champions. Contro una squadra più forte, contro una città che non molla mai. Non serve suonare clacson per strada. “Bergamo è per te, Mola mia”, è scritto su una maglietta bianca sventolata dagli eroi del Mestalla. Dedicata a chi resiste in silenzio a casa. Dedicata a chi sta giocando un’altra Champions. Con un camice bianco, le protezioni e una mascherina al Giovanni XXIII. Un ospedale, lo stadio di tutti noi.