“A scuola tutti voti alti”. Studia, non molla e “divora gnocchi”. Lazio, è tornato de Vrij: “Felice per il gol, ma preferivo vincere”
A domanda, risposta. Non tanto chiara in effetti. “Segni domenica col Chievo? Magari, speriamo…”. Criptico, Stefan de Vrij. Sibillino. Scaramantico e non poco. Uno che preferisce tenere tutto dentro: “L’infortunio? Ho sofferto in silenzio”. Stavolta no, gioia e sorrisi. Col primo gol in Serie A contro il Chievo di Maran. Rinascita. Ebbene sì, perché se il presente si chiama “paradiso” qualche tempo fa era solo “inferno”.
Infortunio “maledetto” il suo. Mesi e mesi di stop, 350 giorni dal Chievo all’Atalanta. Dall’ultima gara in A alla prima dopo il ritorno. “Sono al 100%, la Lazio è una priorità”. Destino. Ma basta parlare di infortuni, Stefan “guarda avanti” e non si volta indietro. Colpo di testa e gol, 1-1 al Bentegodi. “Felice?”. Risposta chiara stavolta: “Sì, ma non è stata la mia miglior partita – ha detto a Lazio Style – preferivo vincere”.
Perfezionista, non s’accontenta mai. Stakanovista e meticoloso. Uno che la sera “legge la Bibbia” e a pranzo “divora gnocchi”. Ama Roma, la ragazza e il suo stile di calcio. Sudore e fatica: “Non ho mai avuto molto tempo libero, ho sempre messo questo sport davanti a tutto”. Uno “svizzero”, un tipo preciso. Altro che olandese. Ma la Nazionale è sempre nel suo cuore, dopo mesi d’assenza è tempo di tornare titolare (l’ultima presenza risale al 6 settembre 2015 contro la Turchia, l’inizio del calvario): “Certo che mi manca, ma prima devo giocare con la Lazio”.
Leale, anche ambizioso: “Voglio vincere qualcosa”. Pragmatico. Uno che durante la partitella non “vuole mai perdere”. E se lo fa, “si incazza”. Personalità da combattente, perché secondo il suo credo “se cadi 7 volte, ti rialzi 8”. Stefan è caduto, si è fatto male, ha saltato un’intera stagione a causa di un ginocchio malandato. Perdendo, seppur temporaneamente, anche la maglia della Nazionale.
Non si molla però, denti stretti: la mattina in palestra, il pomeriggio sulla spiaggia. Sempre ad Anversa, aiutato dai suoi personal trainer (Lieven Maesschalck e Bram Swinnen). ‘Na faticaccia. 530 giorni senza gol, l’ultimo contro la Spagna nel 2015 (con la Lazio aveva già segnato al debutto in Coppa Italia col Bassano). Fino al gol di oggi contro il Chievo. Guarda caso, nello stesso stadio in cui iniziò il lungo calvario. Una liberazione. Quasi scontata conoscendo de Vrij, l’alunno modello che a scuola “prendeva tutti voti alti”. Merito dei genitori che lo spingevano a studiare, ad applicarsi col sorriso e il buon umore. Col tempo, Stefan, tutte queste cose se l’è ritrovate. E oggi se la gode, di nuovo in gol. Scaramantico e non poco: “Allora? Sabato segni col Pescara?”.