Un incredibile sesto posto, se si considera l’avvio turbolento. E ora Gian Piero Gasperini si gode la sua Atalanta lì in alto. Ospite de L’Originale da Bergamo, su Sky Sport, l’allenatore dei bergamaschi ha raccontato il momento che sta vivendo la sua squadra, ma non solo.
Gasperini, infatti, è partito dall’argomento del giorno, l’esonero di Frank de Boer. L’allenatore ha escluso però che la squadra, per quanto risentita nei confronti dell’olandese, possa aver giocato volutamente male: “Credo che un’eventualità del genere sia quasi impossibile, a me non è mai capitato. Situazioni di questo tipo nascono dalla mancanza di risultati, ma per quanto visto in campo con la Sampdoria, la partita poteva finire in maniera differente. E’ strano vedere come delle occasioni mancate per un soffio abbiano determinato la sorte dell’allenatore”.
La stagione non è cominciata nel migliore dei modi, per l’Atalanta. E così fu anche quando, nel 2011, Gasperini guidò l’Inter per cinque partite, prima dell’esonero. E se avesse avuto fiducia anche a Milano? “Sono situazioni completamente diverse. Ma posso dire che i problemi riguardano sempre il campo: basta aggiustare tutto lì e il resto si corregge da sé. Le energie vanno spese prima sulla squadra e poi sul gruppo” ha spiegato l’allenatore.
Soffermandosi soltanto sull’esperienza attuale, l’avvio di campionato più complesso è stato spiegato proprio da Gasperini: “Si comincia col mercato ancora aperto, con continui cambi di programma ed è sempre un problema per gli allenatori. Le prime giornate sono state difficili, ho dovuto fare prove e ho visto questi giovani molto bene. La partita col Napoli è stata decisiva per la svolta e in quel caso siamo stati anche fortunati perché partite del genere si possono perdere anche dando il massimo”.
Tratto distintivo della gestione di un gruppo, per Gasperini, è l’utilizzo dei giovani, per favorirne la crescita. “Sono convinto che sia una buona politica. Qui a Bergamo il presidente è stato d’accordo nell’adottare questa linea, c’è un vivaio florido e il mio desiderio era creare un contesto del genere. Sicuramente non potevo cominciare a lanciare i ragazzi fin dalla prima giornata: non sapevo che risultato avrebbero potuto dare e avrei corso il rischio che non venissero accettati in caso di risultato negativo, magari anche bruciandoli. Voglio però sottolineare il grande aiuto che mi hanno dato gli elementi più esperti della rosa, che adesso stanno giocando meno: sono stati guide per i più giovani” ha riconosciuto l’allenatore.
E adesso, è lecito domandarsi dove può arrivare l’Atalanta. Ma per Gasperini, non è ancora giunto il momento della risposta: “Il campionato è ancora molto lungo, quindi viviamoci il presente, che è molto bello e proveremo a farlo durare il più a lungo possibile. Allenare un grande club? Il Genoa lo era, come lo è l’Atalanta. L’obiettivo è togliersi le stesse soddisfazioni di Genova anche qui. C’è una società destinata a crescere, nel suo piccolo ha un ambiente che ha tutto”.
Non ha però un modello particolare, a cui si rifà. “Ho ammirato il calcio olandese di un tempo, così come ammiro lo spagnolo attuale” ha detto Gasperini. Che avrebbe potuto allenare Lewandowski: “Venne a Genova insieme a Palacio a fare dei test medici, poi non rimase con noi. Questa è una prova di quanto Preziosi e il Genoa sappiano pescare bene i talenti”. L’ultimo retroscena riguarda un incontro di pochi anni fa con Aurelio De Laurentiis, per affidargli il Napoli in caso di partenza dell’allora allenatore, Walter Mazzarri. “Non era fattibile, all’epoca, allenare la squadra, ma fu comunque un incontro positivo” ha concluso l’allenatore.