Quant’è bella giovinezza. Che si fugge tuttavia! Sì, prima o poi se
ne va. E scappano anche i giovani. Ma non sempre. Perché c’è anche
chi resta. “Non è un paese per giovani”. Ritornello di un esodo
green trasversale, titolo di una pellicola di Veronesi, paura di non
sapere a chi lasciare un’eredità. Invece la Serie A sta dimostrando
che può essere un campionato per giovani. L’esordio del 2000 Kean è
solo la punta dell’iceberg, il binomio giovane-e-italiano ha iniziato a
prendere piede nel nostro campionato fino a portare per esempio
l’Atalanta in zona Europa League. Tutto merito di Gasperini e dei
suoi: 22 punti nelle ultime 8 giornate, meglio di qualsiasi altra
squadra nei 5 massimi campionati europei, e 25 totali, un record
perché dopo 13 gare mai nella sua storia aveva raggiunto questa
quota. E poi c’è il Milan, la squadra più giovane della Serie A,
seconda in classifica insieme alla Roma, e – stando ad uno studio
CIES – l’italiana che ha fatto giocare per più minuti alcuni
prodotti del proprio settore giovanile negli ultimi 4 mesi.
Impossibile non citare il Torino e Belotti, il Gallo che dal granata
all’azzurro non perde mai il vizio del gol e che guida la classifica
dei marcatori della Serie A insieme a Dzeko e Icardi.
Creare un 11 (più cambi) di giocatori italiani di A, nati dal ’93 (compreso) in
poi, si può, come dei fanta-ct con la voglia di valorizzare le
giovani promesse del nostro paese. Tenendo conto del rendimento e delle presenze collezionate fino ad oggi in campionato, si parte dalla porta e da
Gianluigi Donnarumma, 5 clean sheet in 13 presenze in stagione. In
difesa ecco Mattia Caldara, il difensore più prolifico della Serie A a soli
22 anni avendo segnato finora 3 gol, insieme ad Alessio Romagnoli: a 21 anni è
già una colonna della difesa del Milan. E’ entrato anche nella
storia del club rossonero come uno tra i più giovani dal dopoguerra
ad aver tagliato il traguardo delle 50 presenze in rossonero,
raggiunto a 21 anni e 9 mesi, meglio di Tassotti, Costacurta, Panucci
e Abate. E poi Daniele Rugani, classe ’94, “il futuro della Juventus e
della Nazionale”, secondo Bonucci.
Centrocampo con Roberto Gagliardini, importante nel cuore dell’Atalanta di
Gasp in grado di unire fisico ed intelligenza tattica in campo, Danilo Cataldi (8 presenze, 1 gol e 1 assist in questa stagione con la sua
Lazio, con cui è cresciuto vincendo anche nel 2013 un Campionato
Primavera), Manuel Locatelli, il classe ’98 che in due mesi è passato dalla
prima rete in assoluto in A, al gol decisivo contro la Juventus, alla
convocazione con l’Under21, fino poi allo stage con Ventura, e Lorenzo Pellegrini, cresciuto nelle giovanili della Roma, un altro dei
ragazzi di Di Francesco quest’anno in gol anche in Europa League.
E un attacco da 66 anni in tutto, con la media di 22: Federico Bernardeschi,
che fino ad ora in campionato ha segnato 4 gol nelle ultime 5
presenze (tanti quanti realizzati nelle precedenti 47, stando ai dati
Opta) e lo stesso per cui Paulo Sousa prevede un futuro in una
squadra “con ambizioni diverse da quelle dalla Fiorentina”. Andrea Belotti, l’unico giocatore nei massimi campionati europei ad aver
segnato 3 gol di sinistro, 3 col destro e 3 di testa. Completo e con
una percentuale realizzativa del 36%, la più alta tra i giocatori
con almeno 16 tiri. E poi Andrea Petagna, nato a Trieste e cresciuto nelle
giovanili del Milan guardando e sognando Ibra.
Un ponte tra presente e futuro, club e Nazionale. Guardando e
pensando solo all’Italia, dopo i tre giorni di stage decisi da Ventura per visionare chi potrà far parte della sua squadra azzurra. E quant’è bella giovinezza. Sì, quella
che non fugge.
Donnarumma; Caldara, Romagnoli, Rugani; Gagliardini, Cataldi,
Locatelli, Pellegrini; Bernardeschi, Belotti, Petagna.
A disp:
Masina, Mazzitelli, Ricci, Politano, Berardi, Caprari
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