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La storia di Umtiti: le corse al teatro romano, il Mondiale e quella camminata diventata cult

Il percorso di Umtiti: dal teatro gallo-romano di Lione al tetto del mondo, con quell’esultanza diventata iconica. Ora per lui c’è il Lecce neopromosso

“Casse la démarche comme Samuel, Samuel Umtiti“. A qualcuno questa frase non dirà nulla, ad altri sembrerà di averla già sentita. Si tratta, infatti, del primo verso della canzone di Vegedream, intitolata “Ramenez la coupe à la maison”, un brano celebrativo per la vittoria del Mondiale della Francia nel 2018 in cui, riga per riga, vengono nominati tutti i componenti della rosa selezionata da Didier Deschamps, autori di una cavalcata storica che ha portato la seconda stella sotto la Torre Eiffel. Ecco, in quella canzone (che ha spopolato anche al di fuori dei confini francesi, arrivando anche in Italia) non solo Umtiti è presente, ma è anche il primo dei giocatori citati. Oggi il difensore francese classe 1993 (28 anni) sta per firmare il suo nuovo contratto con il Lecce (l’operazione è già stata ufficializzata) e per questo vi racconteremo la sua storia, il suo percorso e anche il significato di quella frase con cui abbiamo aperto l’articolo. 

 

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La storia di Umtiti

Samuel Umtiti nasce il 14 novembre 1993 a Yaoundé, in Camerun, da una famiglia di umili origini che come tante altre del Paese va presto a cercare condizioni di vita migliori in Francia. Gli ‘Umtiti’ scelgono Lione. Mamma riesce presto a trovare lavoro in un ospedale e quindi stabilità economica: i figli vanno a scuola e Samuel sceglie pure di passare i pomeriggi nel campetto da calcio a 500 metri da casa sua, quello dell’FC Ménival, il suo primo club. Se oggi Umtiti è in grado di giocare bene con entrambi i piedi lo deve proprio all’esperienza al Ménival, vissuta dai 5 agli 8 anni: “Era di un livello talmente superiore che gli vietai di usare il sinistro, che era il suo piede preferito, altrimenti ci sarebbe stata troppa differenza con i compagni e con gli avversari”, raccontò il suo primo allenatore a L’Equipe. 

A nove anni lo prende il Lione. Tempo di un provino e gli scout si convincono subito delle sue qualità, anche se ancora non l’avevano visto nel ruolo in cui avrebbe fatto strada: Umtiti, infatti, inizia da attaccante, poi arretra in difesa per un’emergenza nella rosa dell’Under 13 durante un torneo: “Giocò interno di sinistra”, raccontò a L’Equipe Cyrille Dolce, suo ex allenatore nelle giovanili del Lione, “mi ricordo che in tribuna la gente diceva: ‘Questo sembra Marius Tresor’“, ossia un ex difensore francese degli anni Settanta/Ottanta, nonché primo giocatore di colore a portare la fascia di capitano nella nazionale francese. Così, Samuel è diventato l’Umtiti che abbiamo conosciuto in questi anni. Merito anche della sua mentalità da professionista, visibile già quando ancora era solo un ragazzino: oltre agli allenamenti, ogni domenica Samuel andava a correre nel teatro gallo-romano di Fourvière, a Lione. Sforzi e sacrifici: la rincorsa verso il suo sogno. 

 

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Poi, la storia più recente e nota: esordisce tra i professionisti e con la maglia del Lione il 14 gennaio 2012, a 18 anni compiuti da due mesi. Non perderà più il posto. Dopo 170 partite con la maglia dell’OL (di cui 5 gol, il più bello di tutti lo segna in Europa League al Tottenham con una saetta all’incrocio dei pali dal vertice dell’area di rigore), Umtiti passa al Barcellona nell’estate del 2016 per 25 milioni. 30 match il primo anno in Liga, 25 il secondo, 14 il terzo e 13 nelle successive due stagioni, solo uno nell’ultima. Colpa di problemi fisici e di scelte del club. Umtiti, infatti, è stato messo ai margini del progetto blaugrana. 

“Casse la démarche comme Samuel Umtiti”

Sì, ma la frase della canzone? Rappresenta il momento più bello di tutta la carriera di Samuel Umtiti. 10 luglio 2018, Gazprom Arena di San Pietroburgo. La Francia si gioca la finale del Mondiale in Russia contro i cugini del Belgio. Gara aperta, minuto 51′: angolo battuto da Griezmann, testa di Umtiti che salta più alto di un gigante come Fellaini. E rete. E se Grosso dodici anni prima per un gol altrettanto decisivo iniziò a correre in lacrime di gioia alla Tardelli, il francese fa una camminata-danzante che resterà nella storia, almeno del calcio francese. “Casser la démarche”, infatti, non ha una traduzione letterale in italiano, ma il senso è: camminare in modo inusuale. E in effetti…

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Dopo la grande gioia, il declino. Dopo il Mondiale per Umtiti è iniziato il periodo più difficile della sua carriera, con problemi fisici sempre più frequenti. Per provare a fermarli ne ha provate di tutte, anche con l’alimentazione. Umtiti è diventato vegano: “Niente carne, pesce e neanche pasta. Le proteine vegetali ti fanno stare bene, ora sto molto meglio”, raccontava nel 2020. Scelta di vita, ma il ginocchio lo ha tenuto parecchio ai box: 310 giorni, per essere precisi (stando ai dati transfermarkt), ai quali vanno aggiunti i 104 causati dalla frattura al quinto metatarso accusata a gennaio scorso. Insomma, con il Barça era iniziata bene ma non è finita nel migliore dei modi (fischi del Camp Nou compresi).

Ora il Lecce 

Campione del mondo e neopromossa. Due parole che in Serie A sono state accostate due volte, nell’epoca recente. La Fiorentina nel 1994 comprò Marcio Santos (quello della famosa clausola sul contratto concessa dal presidente Cecchi Gori che prevedeva la cena con Sharon Stone, di cui era un grande fan, nel caso avesse segnato 7 gol); il Siena nel 2004 invece prese Roque Junior. Ora ecco Umtiti al Lecce: una scelta particolare, giustificata dalla sua volontà di ritrovare minuti e piacere di giocare a calcio, sommata alla sua intenzione di iniziare a studiare in Italia per il suo futuro da allenatore. Percorso inusuale, per un giovane come lui e campione del mondo. Inusuale, come quella famosa camminata. Nessuno, però, ha mai detto che sia stata brutta.