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Shekiladze: “No a Lille e Benfica per coronare il sogno di ogni georgiano…l’Italia! L’Empoli e la favola Tuttocuoio, vi racconto…”

Ira…Chi??? Irakli Shekiladze. Difficile da scrivere, non da pronunciare (come si legge, letterale!). Ruolo attaccante, come il suo idolo il fenomeno Ronaldo, come ‘suo fratello’ e connazionale Levan Mchedlidze. Si sentono sempre, vivono a pochi chilometri di distanza: Levan ad Empoli, Irakli a Ponte a Egola, una frazione del comune di San Miniato in provincia di Pisa, dove gioca con il Tuttocuoio, Lega Pro.

Classe ’92, Shekiladze è ormai in Italia da diversi anni e infatti parla benissimo l’italiano, mentre per il dialetto toscano c’è ancora un po’ da lavorare. Ma lui, lo ripete tre volte, ama la Toscana. Quella che nove anni fa è diventata la sua terra, dalla lontana Georgia. Una valigia piena di sogni e incertezze. Anche se, in realtà, tutto nasce un po’ più su, in Friuli: “Avevo 15 anni e giocavo con la Nazionale Under 17 quando mi ha notato un osservatore dell’Empoli in un torneo a Udine. Così la società contattò uno della federazione georgiana che faceva di cognome come me e pensava fosse mio padre. Pensavano male effettivamente, anche se in Georgia generalmente quando hai lo stesso cognome sei anche parente!”. Ma la fortuna, finora, non è stata una costante della carriera calcistica di Shekiladze, che però non ha mai perso il sorriso.

E poi come è andata a finire? “Che questo Shekiladze conosceva Mchedlidze, così il papà di Levan mi ha messo in contatto con lui e suo fratello che erano già in Italia e anche io sono venuto ad Empoli, nonostante mi volessero pure Lille, Benfica e Le Mans. Il perché è semplice, in Georgia il sogno di ogni persona è quello di venire a vivere in Italia. E infatti non si sbagliano mica…”. Il riferimento è subito chiaro: un’oretta circa di macchina e scatta la magia. “Sì, avete capito bene. La prima volta che ho visto Firenze non ci credevo, mi sembrava di sognare, mi stropicciavo in continuazione gli occhi. Ma come è possibile che una città possa essere così bella? Me lo domando tutt’ora. Le Chiese, i monumenti, ogni cosa è perfetta, credo sia stata costruita da geni. Ormai ci vado spessissimo, ma in generale amo la Toscana perché qui è tutto meraviglioso”.

A proposito di Firenze. Il primo gol in Italia, con la maglia dell’Empoli ovviamente, Shekiladze lo ha segnato proprio alla Fiorentina in una partita di Coppa Italia. Ma non è la sola coincidenza, di quello che ancora oggi definisce come uno dei giorni più belli della sua vita: “Entro a mezz’ora dalla fine e segno…su assist di Levan! Che per me è un fratello. Quando sono arrivato in Italia – racconta Shekiladze  ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – mi ha accolto a casa sua, mi ha aiutato tanto e infatti ci sentiamo sempre praticamente”.

Qualche anno in Primavera con Sapo e Puccia, una promozione in Serie A (“che non sento proprio mia perché non ho giocato mai”) e poi l’addio. Ma lui è uno di quelli che si affeziona facilmente alle persone e infatti è rimasto ancora molto legato all’Empoli. Poi il buio. Il buio della sfortuna, che spesso gode a ‘sparigliare le carte’, a trascinarti sempre più giù. Irakli però ha una grande qualità: non molla mai. Cade e si rialza. E’ il ‘gioco’ della vita, d’altronde.

Lo chiamano da Ponte a Egola, è il Tuttocuoio di Lucarelli e Protti, appena un anno fa. “Devo tantissimo a Lucarelli, mi ha rilanciato e ha creduto in me. Mi dispiace sia andato via”. Ora è tranquillo, sereno e…con due soprannomi in più: “Sheki e grando”. Cala un attimo il silenzio. ‘Grando’, come è possibile? “Perché anziché ‘grande’ a me spontaneamente veniva da dire ‘grando’ e così mi ci hanno iniziato a chiamare. D’altronde anche Levan aveva lo stesso ‘problema’…”.

‘Grando’ è un tipo tranquillo, un po’ timido, non gli piace molto parlare. E poi ringrazia sempre, un top player per educazione. Ringrazia l’Empoli per avergli permesso di vivere un sogno chiamato Italia e il Tuttocuoio soprattutto per averlo portato, come dice lui, dentro una favola: “E’ una bellissima realtà, non c’è pressione e si vive bene. La città è piccola, ci conosciamo tutti. Io spesso vado all’allenamento a piedi e in strada magari ci si ferma a parlare con la gente. L’obiettivo di squadra è la salvezza, il prima possibile possibilmente, il mio personale è arrivare in doppia cifra”.

E’ partito bene ‘Sheki’. E tra poco avrà anche un tifoso in più: il papà che arriva dalla Georgia. “Fa tre mesi qui con me e tre mesi là dove c’è tutta la mia famiglia”. Non vede l’ora di abbracciarlo e di segnare anche per lui. Un po’ prima punta, un po’ seconda punta come si sente lui. Con quella pazza voglia di non smettere di s…egnare!