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Giocatori fuori rosa: cosa dice il regolamento?

Giocatori fuori rosa: come funziona? Cosa dice il regolamento ufficiale? Tutte le informazioni da sapere

Prima Zaniolo e poi Bonucci: quanto successo negli ultimi 6 mesi in Serie A apre una questione molto interessante. Cosa significa mettere un giocatore “fuori rosa”, quando può essere fatto e cosa comporta per calciatore e società? Per capirlo bisogna analizzare con cura l’accordo collettivo dell’AIC, Associazione Italiana Calciatori, che giocatori e società sono tenuti a firmare insieme a ogni contratto stipulato.

Giocatori fuori rosa: cosa dice il regolamento?

Prima di analizzare nel dettaglio il regolamento, bisogna tenere presente che il contratto di un giocatore è a tutti gli effetti il contratto che un lavoratore (il calciatore) stringe con un datore di lavoro (la squadra). Ne conseguono diritti e obblighi, che quando non rispettati possono portare a delle conseguenze più o meno gravi.

 

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L’accordo collettivo specifica in maniera chiara che una squadra non può impedire a un giocatore di allenarsi, a meno che quest’ultimo non commetta degli illeciti particolarmente gravi, che vanno da episodi di razzismo fino al calcioscommesse o al doping. In ogni altro caso la società deve impegnarsi a dare al calciatore strutture e preparatori idonei all’allenamento.

 

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In parole povere, un giocatore non può essere messo “fuori rosa”, ma può al massimo essere escluso dagli allenamenti con la squadra, ovvero potrà essere costretto ad allenarsi da solo, lontano dal resto del gruppo. Nel caso in cui questo principio venisse meno, il calciatore potrà fare ricorso al Collegio Arbitrale, che potrà riconoscere al tesserato il 20% dello stipendio annuale lordo e, a sua scelta, il reintegro in squadra o la risoluzione del contratto.

 

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Al tempo stesso, però, il calciatore è tenuto a partecipare a partite, amichevoli, eventi e allenamenti organizzati dalla squadra, salvo casi di malattia o infortunio. Se così non fosse la società può agire in diversi modi, con provvedimenti vanno dall’ammonizione scritta fino alla risoluzione del contratto, passando per una multa. Se il giocatore dovesse però pensare che il motivo della provvedimento non sia giustificato, potrà a sua volta fare ricorso al Collegio Arbitrale per annullarlo.