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Serie A, dove eravamo rimasti? Lazio, l’unione fa lo Scudetto

Ora o mai più. Non è ultimatum, ma la consapevolezza di una grande chance: la Lazio può vincere lo Scudetto, vi spieghiamo perché.

Qual era la situazione al momento della sospensione?

62 punti, secondo posto, -1 dalla Juve capolista. L’ultima sconfitta biancoceleste in campionato risale al 25 settembre 2019 (1-0 a San Siro contro l’Inter). Nove mesi fa. Nel mezzo 17 vittorie, 4 pareggi e una pandemia che ha fermato il mondo.

L’ultima uscita di Inzaghi è del 29 febbraio, 2-0 al Bologna (reti di Correa e Luis Alberto). Avevamo lasciato la Lazio con Immobile capocannoniere (27 gol in 26 partite), Luis Alberto ‘re degli assist’ (12), la miglior difesa del campionato (23 reti subite) e il secondo miglior attacco dietro l’Atalanta (60 gol contro i 70 di Gasp).

Parole chiave: unione, continuità, la consapevolezza di poter fare raggiungere lo straordinario. Da ottobre a febbraio la Lazio è stata un rullo compressore, ha lasciato andare l’Europa League per concentrarsi sul campionato, raggiungere la Champions e sperare qualcosa in più. Finora ha avuto ragione. 

Com'è adesso?

Allarme infortuni: Luiz Felipe ne avrà per dieci giorni (affaticamento al polpaccio, pronto Patric), Marusic è acciaccato, Lulic non rientrerà prima delle ultime due giornate di campionato (doppia operazione alla caviglia) e Lucas Leiva non è al meglio dopo l’intervento al ginocchio. L’ex Liverpool si è allenato a intermittenza, non sempre con la squadra, va monitorato.

Alla ripresa del 24 giugno contro l'Atalanta, mancheranno ben due elementi chiave, con il brasiliano in bilico. Infine Jordan Lukaku, fuori dai radar da mesi. Non dà garanzie, tant’è che Inzaghi ha chiamato coi grandi il Primavera Luca Falbo, classe 2000 e fresco di primo contratto da professionista.

Tuttavia, l’introduzione dei cinque cambi e le molte partite ravvicinate potrebbero risultare la vera spina nel fianco della Lazio: la rosa è corta, alcune riserve non sono all’altezza dei titolari. Il confronto con le altre candidate al titolo penalizza la LazioInoltre, prima dello stop, nessun titolare aveva subito infortuni, gli undici erano stati gli stessi. Con quel gioco, e quegli undici, la Lazio se la gioca. Senza, forse, potrebbe diventare più complicato. 

Cosa serve per un finale di stagione di successo?

Nessun imprevisto. L’assenza di Lulic pesa, Jony e Marusic dovranno sostituirlo fino a fine campionato.

Lo spagnolo aveva iniziato a ingranare e lo stop l’ha rallentato, mentre l’ex Ostende è più continuo, e in carriera ha spesso cambiato fascia. La Juve, e in parte anche l’Inter, avendo una rosa extralarge sono avvantaggiate dai cinque cambi. La Lazio è quella che ne risentirà di più. 

Chi si è distinto durante la quarantena?

Primo test in famiglia e subito doppietta. Caicedo ha risposto presente e si è fatto anche biondo, nuovo look per la volata titolo.

L’uomo degli ultimi minuti, quello dei gol pesanti e decisivi come Cagliari e Sassuolo, si è preso i mesi di lockdown per ricaricare le energie: è lui il 12esimo uomo di Inzaghi, quello da buttare dentro quando la situazione va sbloccata. E spesso lo fa.

Ha segnato 8 gol in campionato e alla prima uscita in famiglia ha subito segnato. Occhio “all’uomo grosso” quindi, come lo chiamano i laziali. Specie negli ultimi minuti. 

Chi può essere il giocatore chiave?

Luis Alberto. Quest’anno è tornato quello di due stagioni fa, forse anche meglio. Passa tutto da lui, ha fornito più assist di tutti (12) e realizzato più passaggi chiave. Un collante tra l’esuberanza fisica di Milinkovic, la velocità di Correa e i gol di Immobile. Qualità, tecnica e visione. Gira lui, gira la Lazio.

 

Francesco Pietrella

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