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Scacchi, mercato e preghiere: poker alla Fiorentina, la Roma rinasce con Spalletti&Sabatini

Alfiere lì a destra, col 22. Vai, posizionato. Un altro lì a sinistra, stavolta con l’11. Ok, bene. Davanti, la torre? In teoria, sì. In pratica no. Scacchi, gioco di movimento e strategie. Nessun punto di riferimento. Come la Roma di Spalletti. E lì davanti, chi c’è? “Solo” una regina atipica che si muove tanto e punge ovunque. Diego Perotti, lì con l’8. Due alfieri e una regina quindi, occhio a quei tre. Mossa vincente.

Poker giallorosso alla Fiorentina e quattro schiaffi in successione. Apre il primo alfiere, Stephan El Shaarawy (quinta rete in 6 partite). Male male a Monaco, poca fiducia e tanta panchina. Con Spalletti, però, è rinascita da “primo Faraone” milanista, quello che in rossonero faceva drizzare i capelli. Non a lui, chiaro. Ma agli avversari. Intuizione vincente del “re” Sabatini. Lì dietro, nell’ombra, è lui a muovere i fili, tessendo la trama. Mercato indovinato, chapeau. Ora, chissà se lascerà a fine stagione. Il raddoppio della Roma è dell’ex Salah, che imbambola tutti e non lo vedi. Undicesimo gol stagionale, pedoni mangiati uno dopo l’altro. Taglia in diagonale, come gli alfieri. Sinistro a giro nel primo tempo, gol (su deviazione di Astori). Scatto nella ripresa, doppietta. Reti e preghiere. Coi romanisti su di giri, pronti a mostrare il classifco sfottò ai tifosi viola: “Ve saluta Salah”. E via di volantini nelle curve.

Nel mezzo, il sigillo della regina (giallo)rossa. Senza offesa per Resident Evil, qui si parla di scacchi. Diego Perotti la mette e concretizza la trivela di El Shaarawy. Spalletti se la ride, Pallotta fa lo stesso lì in tribuna. Sabatini non si vede. Ma forse, chissà, nell’ombra se la ride pure lui. Tanto è lui che muove i fili. 4-1, Sousa senza scampo. Spazio anche per Totti nel finale, acclamato dall’intero stadio. Ricordi di una Roma che fu, la prima “spallettiana” che espugnava Lione a suon di doppi passi e vinceva trofei con goleade. Come gli scacchi, anche in campo: nessun punto di riferimento. Totti giocava falso nueve, oggi c’è Perotti. Ai lati, Mancini e Taddei. Guai a chiamarli pedoni, piuttosto elementi cardine di un gioco che piaceva. E che piace, oggi, seppur con interpreti diversi. Spalletti&Sabatini a braccetto.

Con quest’ultimo che porta i giocatori e il primo pronto a valorizzarli. Ah, ma Dzeko? Sacrificato sull’altare del movimento, poco spazio per la torre. Meglio muoversi che restare accerchiati. Quatta quatta, la Roma è al terzo posto (-2 dal Napoli) e le vittorie di fila sono sette. Spalletti se la ride più che mai. Sornione, sì, con qualche grinza in più. Ma con quel sogno, sempre vivo, di salire in cima col tricolore in mano. Guai a pronunciare quel nome. Colui-che-non-deve-essere-nominato. Anche se, già si nota: Non inizia per V.