Honest Ahanor (IMAGO)
Da Ahanor a Palma e Camarda: come i ragazzi nati nel 2008 stanno cominciando a lasciare traccia nella stagione 2025/26
Non è più un semplice segnale, ma un trend che si consolida: in Serie A, anche i ragazzi nati nel 2008 hanno già cominciato a lasciare la propria impronta.
Un fenomeno che fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile, ma che oggi diventa realtà. Fra questi spiccano nomi come Honest Ahanor, Matteo Palma e Francesco Camarda, tre simboli di una generazione che ha appena iniziato a bussare alla porta del grande calcio.
Non si tratta soltanto di casi isolati. L’impiego di ragazzi nati nel 2008 indica un atteggiamento più coraggioso dei club italiani, che non esitano a lanciare in campo talenti giovanissimi quando ne intravedono qualità e maturità.
Se in passato era raro vedere un diciassettenne in Serie A, oggi non solo debuttano, ma vengono anche responsabilizzati. Certo, il rischio di pressioni eccessive è dietro l’angolo: la gestione del minutaggio e delle aspettative diventa cruciale per evitare di “bruciare” prospetti ancora in formazione.
Se oggi parliamo di ragazzi del 2008 in campo in Serie A, il discorso non può che partire da Honest Ahanor e Matteo Palma. Il primo ha attirato le attenzioni di mezza Italia per un motivo semplice: a 16 anni mostra già una personalità fuori dall’ordinario. È stato il direttore sportivo del Genoa a sottolinearlo pubblicamente quando ancora vestiva la maglia rossblù: “Honest è un giocatore diverso dagli altri, non solo per doti tecniche e fisiche, ma per la personalità che ha, sorprendente per la sua età”.
Palma, invece, rappresenta il volto “silenzioso” ma altrettanto significativo di questa generazione. Nato a Berlino da madre tedesca e padre italiano, difensore centrale di quasi 1,95 metri, ha firmato il primo contratto da professionista con l’Udinese a soli 16 anni. La società friulana lo considera “uno dei maggiori talenti del panorama giovanile italiano”. Inoltre, il centrale italo-tedesco ha bruciato le tappe giocando spesso “sotto età” in Primavera, dimostrando che la sua maturità è ciò che convince l’Udinese a dargli fiducia.
E poi c’è lui, Francesco Camarda, forse il nome più noto della generazione 2008. Cresciuto nel vivaio del Milan dal 2015, è passato rapidamente da record giovanili clamorosi – come la doppietta in Youth League a 15 anni contro il Newcastle – ai primati da professionista: più giovane esordiente di sempre in Serie A (15 anni, 8 mesi e 15 giorni) e più giovane italiano a debuttare in Champions League. Ma ciò che spiega il perché di tanta fiducia non è soltanto la precocità.
Camarda abbina fiuto del gol e capacità di reggere l’impatto emotivo. Celebre l’episodio del suo debutto in Champions: entrato in campo, segnò subito di testa, ma il gol venne annullato per fuorigioco millimetrico. In tribuna, la madre scoppiò in lacrime. Pochi giorni fa, in Lecce-Bologna, è arrivato invece il primo gol in Serie A: stavolta non c’era fuorigioco, solo la certificazione che il Milan ha deciso di puntare su un ragazzo con doti non comuni e già pronto a reggere il peso delle aspettative.
A cura di Alessandro La Gattuta
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