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Ranieri: “Che feeling a Genova. Dopo Valencia non volevo allenare”

Dall'emergenza Coronavirus alle varie esperienze in carriera, passando per la fede giallorossa e il presente alla Sampdoria. Claudio Ranieri, attuale allenatore della squadra blucerchiata, si è raccontato ai microfoni di Sky Sport durante #CasaSkySport: "La cosa che mi dispiacerà è non poter abbracciare i miei calciatori. Ci capiremo col feeling che ci contraddistingue. Ricominceremo e sarà bello stare insieme. Mi auguro che si possa ripartire bene. Eravamo in un momento eccellente, ma ho avuto diversi giocatori toccati dal Coronavirus. L’auspicio è che possano arrivare al 100% della forma". 

Ranieri ha poi parlato di De Rossi: "Era già allenatore in campo. Farlo dalla panchina è un’altra cosa ma lui ha tutte le carte in regola per poter diventare un grande coach. L'addio? Meritava una serata del genere. Il suo saluto alla Roma è stato un po’anche il mio e mi sono emozionato". L'ex centrocampista era in campo in quella sfida con la Samp del 2010, che alla Roma costò lo scudetto. Sulla panchina giallorossa c'era Ranieri: "Sono stato sempre tifoso della Roma, fin da bambino. Nel primo tempo vincevamo 1-0 e abbiamo sbagliato diversi gol. Poi ci furono le due invenzioni di Antonio Cassano per la testa di Pazzini. Doveva andare così. Non credo nella stanchezza. Avevamo fatto una grande rimonta all’Inter, quando stai in quei momenti non pensi alla stanchezza ma ti lasci trasportare dall’euforia". 

L'allenatore della Sampdoria è tornato sulla sua seconda parentesi al Valencia: "Venivo da quattro anni dal Chelsea. Sapevo di stare facendo una scelta sbagliata. Lì avevano vinto campionato e Coppa Uefa, ma non avevano una squadra adatta per ripetersi. Quando le cose andarono male mi esonerano. Ci rimasi talmente male che per un anno non volevo allenare, poi arrivò la chiamata del Parma". Ranieri ha spiegato quella scelta: "Fu mia moglie a convincermi ad andare. Trovai una squadra che voleva salvarsi. E' stata un'impresa forse ancora più difficile del Leicester. Arrivai a metà febbraio e senza avere opportuntià di fare amichevoli, c'erano dei ragazzi meravigliosi che mi seguirono in tutto e per tutto. Il pubblico di Parma lo ricorderò sempre". 

Sulle esperienze alla Juve e all'Inter: "Sono arrivato in bianconero in un momento particolare. Credo che più di quanto fatto non si poteva fare. C'erano solo cinque campioni e tanti ragazzi. In nerazzurro arrivai dopo Mourinho. Riuscimmo a conquuistare sette vittorie di seguito, ma a Natale furono venduti Thiago Motta e Coutinho. E la squadra si disunì". 

Infine sul presente a Genova: "Mi vedo bene qui. C'è gran feeling con società e giocatori. Nella partita contro il Lecce loro vincevano 1-0, spingemmo tutta la partita per pareggiare. Nei minuti di recupero ci riuscimmo. Il pubblico finita la partita ci fischiò. Se perdi con una squadra dove dovresti vincere ti fischiano dall'inizio. Loro, invece, per tutta la partita ci hanno sostenuto e aiutato. E' una tifoseria eccellente". 

Redazione

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