Pescara, Muntari: “Gioco altri 6-7 anni poi farò il meccanico: di quelli con le mani sporche di grasso”
“Vorrei ricordarlo ancora una volta, anche se tanto non cambierà nulla: Muntari è il nome, Sulley il cognome...”. L’Udinese, il Milan, l’Inter, la Nazionale, il Pescara: a tutto Sulley Muntari. Il centrocampista ghanese, alla vigilia di Pescara-Milan, si è raccontato nel corso di una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport.
“Il Milan Era e resterà sempre la squadra del mio cuore” – dichiara Muntari – “Non mi pare nemmeno di essere in ritiro col Pescara, ma di essere arrivato qui col Milan per giocare contro il Pescara… Sarà come giocare contro mio fratello. Salvezza? La vedo fattibile. La salvezza è ancora alla portata e io ho fiducia. Il fatto è che siamo troppo bravi per essere in questa posizione. Con la nostra qualità potremmo stare fra le prime dieci. Oddo è stato bravo, è uno che non urla mai e si fa capire bene. Diventerà un grande allenatore. Zeman invece è come un padre, come l’insegnante delle elementari: basta seguire quello che dice e ti viene tutto facile. Senza nulla togliere a Oddo, se ci fosse stato lui dall’inizio non saremmo dove siamo“.
Allenatori preferiti: “Lassù metto Spalletti, che a Udine mi ha fatto diventare calciatore. Un maestro. In generale ho buoni ricordi di tutti. Mourinho mi ha dato la possibilità di giocare in una grande e lo ringrazierò tutta la vita; Allegri è stato uno spettacolo, quando era al Milan lo attaccavano tutti e lui restava imperturbabile, trasmettendoci la sua tranquillità. Gol fantasma alla Juve? Anche se lo avessero convalidato probabilmente non sarebbe bastato per lo scudetto. La verità è che loro con Conte si sentivano dei leoni. Poi però rifletto: noi avevamo Ibra, Robinho, Seedorf, Nesta, Thiago. Con questa gente puoi giocare anche al 50% e vinci lo stesso, quindi non sono ancora riuscito a darmi una spiegazione. Quello scudetto perso e il fatto di non aver chiuso la carriera al Milan sono i miei rimpianti più grossi. In rossonero avrei potuto fare di più“.
Su Galliani: “Non smetterò mai di ringraziarlo: poteva cancellarmi il contratto e invece mi ha aspettato e curato come un figlio. Aveva a che fare con tanti campioni, io in fondo chi cavolo ero? Galliani è l’emblema del calcio nel mondo, ha dato da mangiare a me e a tante altre famiglie. Il pallone senza di lui è come il pallone senza Totti e Buffon. Faccio fatica nel pensare a un Milan in mani straniere. Magari faranno come all’Inter, dove qualcuno dei “vecchi” in qualche modo è rimasto. Spero che in Europa ci vadano tutte e due. Se devo scegliere… l’Inter mi piace, ma tifo Milan. Comunque non è vero che mi sono lasciato male con i nerazzurri. C’erano un paio di persone che non mi piacevano. Nessun rancore: lì ho vissuto il momento più alto della carriera, con la conquista della Champions“.
Arabia Saudita e Nazionale: “All’Al Ittihad è andata così così. Non pagavano, me ne sono andato. E sono tutt’ora in attesa. Ghana? Non ho mai fatto casino. Chi lo sostiene parla stando seduto sul divano. Se domani devo tornare, torno. Sono a posto con me stesso, se io so di essere colpevole di qualcosa sono il primo a scusarmi“. Futuro: “Non bevo e non fumo, quindi gioco ancora 6–7 anni e poi mi tolgo del tutto dal calcio. Non mi immagino né allenatore né dirigente. Ho un paio di concessionarie auto, ma sapete come mi vedo? Meccanico, di quelli con le mani sporche di grasso, a smanettare sotto le macchine. Ora però pensiamo a salvarci. Poi mi scadrà il contratto e sarà difficile che resti a Pescara. La mia famiglia è a Milano, mio figlio ha 18 mesi e io voglio vederlo tutti i giorni“.
Muntari si descrive: “Ho una massima: le cose non succedono per caso. E’ Dio a volerle, sebbene l’uomo in qualche modo possa essere in parte artefice del proprio destino. E poi non ho mani odiato nessuno: non so come ci si senta. Normale, sincero e pulito. Sì, normale: non cerco i flash né i like sui social. Faccio la mia vita. Ciò che mi fa stare bene non è andare in tv. Guarda il mio polso: ho un orologio da 50 euro. Giallo a Balotelli? Un modo per scherzare, per creare un rapporto di simpatia, l’arbitro l’ha capito ed è stato al gioco. Ricevono troppi insulti. Sono esseri umani come noi e noi possiamo aiutarli. Avrebbe dovuto essere così anche dopo l’ultimo Juve–Milan“.