Milan, Tassotti: “Risoluzione? Mi è venuto il magone, ma sono riuscito a trattenere le lacrime”
“Lacrime? Ci sono andato molto vicino, ma sono riuscito a trattenermi”. Trentasei anni di Milan, difficile dimenticare. Mauro Tassotti ha fatto le valigie e ha lasciato Milanello senza polemiche, con eleganza. Ad aspettarlo a braccia aperte un vecchio amico, Andriy Shevchenko, che gli ha proposto il ruolo da vice nella panchina dell’Ucraina:
“Diciamo che non è una cosa dell’ultima ora” – dichiara Tassotti nel corso di un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport – “L’ho soppesata attentamente, dovevo metabolizzarla. E vorrei sottolineare che per il momento l’unica cosa che ho firmato è la rescissione col Milan. Ma dovrebbe tutto andare in porto entro questa settimana. Quando mi ha prospettato questa possibilità mi ha lasciato una sensazione di gratificazione. La sua stima mi ha fatto un piacere enorme. Lui, poi, è molto entusiasta, carichissimo. Ma devo dire che anche il progetto tecnico è intrigante: si lavorerà a una qualificazione mondiale, è una cosa che all’Ucraina non capita ogni quadriennio. E’ qualcosa che mi incuriosisce molto, fino a ora avevo sempre lavorato solo a livello di club”.
In pochi secondi, poco prima di firmare la risoluzione, nella mente di Tassotti sono passati i ricordi indelebili della storia con il Milan: “Mi sono sentito stranito e amareggiato. Mi è venuto il magone perché sono stati 36 anni indimenticabili. Avevo davanti Galliani che mi diceva ‘Se sei contento tu, lo siamo anche noi’. Sapeva che in cuor mio volevo tornare sul campo e io sapevo che loro non mi avrebbero ostacolato nonostante avessi un altro anno di contratto. Lacrime? Ci sono andato molto vicino, ma sono riuscito a trattenermi. Ricordi speciali? La vittoria della prima Coppa dei Campioni, l’ingresso a San Siro per la festa del primo scudetto e la mia ultima a San Siro, contro il Cagliari. Giocai a centrocampo”.
Il ruolo da “supervisore” non era adatto a lui: “Quando un anno fa accettai, mi pareva una buona opportunità di arricchimento professionale. In realtà è stato meno coinvolgente di quanto mi aspettassi. L’opzione sarebbe stata restare a casa, quindi accettai. Ho cercato di abituarmici per forza. Uscivo tutti i weekend per andare a vedere una partita, parlavo coi ragazzi, li osservavo in allenamento. A volte mi confrontavo, senza interferire, con dirigenti e tecnici. Dopo di che stendevo una relazione da consegnare al d.s. Maiorino e a Galliani. Il problema è che l’anno scorso i nostri giovani in giro hanno giocato poco. Hanno tutti bisogno di stare ancora in giro e fare esperienza: nessuno poteva essere richiamato alla base”.
Per Tassotti i giovani non bastano se il Milan vuole tornare grande: “Se fai una squadra di giovani è difficile puntare ai primi tre posti. Occorre un mix. Ma ben vengano i Calabria, i Donnarumma e i Locatelli: il Milan ha un ottimo vivaio. E Romagnoli ha fatto capire che può occupare quel ruolo per i prossimi dieci anni. Berlusconi? Credo che un presidente migliore non si possa avere, gli voglio bene, ma gli anni passano per tutti ed è inevitabile che a un certo punto si possano prendere certe decisioni. Però in cuor mio spero che non molli e resti al suo posto. Io capo allenatore? Se capiterà, prenderò la cosa in considerazione. Anche in una categoria inferiore. A me basta allenare”.