Valori e sofferenza, Lepore: “Famiglia e calcio, le mie storie d’amore”
La perdita del padre e l’esempio della madre, i campionati vinti e l’impresa con il Lecco, gli aneddoti con Berlusconi e Galliani: l’intervista al numero 32 bluceleste
“Il giorno prima del mio decimo compleanno papà fece un incidente stradale e morì. Quando mia madre me lo disse, corsi in camera ad abbracciare delle scarpe da calcio che mio padre mi aveva appena regalato”. La voce di Franco Lepore è attraversata dal dolore del ricordo e dell’amore. Gli occhi lucidi, segnati dalla commozione. Come nel pomeriggio dello scorso 18 giugno, dopo la vittoria della finale playoff del suo Lecco. “La dedico a mio papà che non c’è più e a mia mamma che combatte contro la leucemia”. Tra le lacrime di quel giorno e il Rigamonti Ceppi c’è la storia di un uomo che ha toccato le pieghe della sofferenza. Una storia partita da un campetto nei quartieri popolari di Lecce con il sogno di fare il calciatore. Le 8 ore in fabbrica prima degli allenamenti e un garage adibito a casa, i mesi da svincolato e la forza di ripartire. Un percorso costruito nelle difficoltà che ha toccato la gloria. 5 campionati e un playoff vinti, la curva del Via del Mare, il Monza di Berlusconi e Galliani e l’impresa a Lecco. Anche se c’è ancora spazio per un desiderio: “L’esordio in Serie A”.
“Non ho mai mollato, sono figlio della sofferenza. Viverla mi ha insegnato il senso delle piccole cose”. Sempre coerente con i suoi valori. Essere uomo, Checco Lepore.
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Amori
“Vedi, io sono cresciuto con l’esempio di mia mamma. Ha educato 4 figli da sola, senza mai mollare. E non lo fa tuttora che sta lottando contro la leucemia”. Una carriera, quella di Lepore, iniziata grazie a lei e a una locandina di una scuola calcio vista per le vie di Lecce. “Mamma voglio andare a giocare”. Un ostacolo: “Bisognava avere almeno 6 anni, io ne avevo 5. Mia madre allora andò a chiedere”. Il piccolo Checco, senza dirle nulla, la segue e per strada trova un pallone che porta al campo del centro sportivo. Il presidente vede quel bambino. “Ma è con lei?”, chiede alla signora. “È mio figlio”. “Lo prendiamo subito”.
A 10 anni la chiamata della “sua” squadra: “Lecce è la mia città, per me è tutto. Il sangue e il cuore sono leccesi”. Un amore… a tappe. Il settore giovanile, l’addio e il ritorno. Da ragazzo sugli spalti a idolo in campo: “A 24 anni l’esordio in B con gol sotto la curva. Conquistammo la promozione”. Un infortunio e il mancato riscatto. Un giro per l’Italia e di nuovo a Lecce: “Da capitano tornammo in B, un’emozione vera. C’è un legame unico con i tifosi”.
Sacrificio
“Ho imparato ad apprezzare le piccole cose e a comprendere il vero valore di ciò che ci accade”. Lezioni di vita. Come quando a 18 anni andò in D alla Virtus Castelfranco, in Emilia Romagna: “Ci allenavamo alle 19. Durante il giorno lavoravo in fabbrica 8 ore, mi svegliavo alle 4 del mattino”. Il lavoro in fabbrica e “un garage adibito a casa, senza riscaldamento. Mi sono dovuto adeguare”.
O come quando dopo aver vinto la B con il Lecce “sono andato a Varese dove ero un simbolo e mi sono trovato fuori rosa. Oppure quando da svincolato correvo da solo nelle campagne bresciane e l’aver ricominciato dalla C2 o dalla D. E l’ho fatto in silenzio. Dovevo farlo per me e per la mia famiglia”.
Questione di mentalità. Sacrifici e cura dei dettagli: “L’alimentazione, il sonno, l’allenamento fuori dal campo… sto attento a tutto. E poi il leggere mi aiuta nella concentrazione. Come i testi di Paolo Borzacchiello o le biografie di campioni. Non sono mai stato dietro ai social, alle chiacchiere, alle discoteche”. Uno il concetto: “Fare e basta”. Poche scuse. Lottare per arrivare.
“Signor Lepore…”
“Una sera ero a cena, mi arriva la chiamata di Galliani”. “Signor Lepore, sono qui con Allegri. L’ho avvisato, lei non è in vendita”. Un’esperienza, quella a Monza, “entusiasmante”, ricorda Checco. “Il secondo anno abbiamo vinto la Lega Pro. Il Presidente Berlusconi era sempre vicino alla squadra, prima della partita ci caricava ogni volta. Il Dottor Galliani lo sento ancora. Mi ha scritto dopo l’ultimo gol con il Venezia”. “Complimenti bomber”.
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A Monza uno dei cinque campionati (più il playoff di Lecco) vinti da Lepore. Mentalità vincente: “Per tutti è stata una vittoria scontata per il valore dei giocatori. Ma noi lavoravamo ogni giorno al massimo, senza mai accontentarsi. Non è mai facile vincere”.
Blu e celeste
18 giugno 2023, il Lecco torna in Serie B dopo 50 anni. Gli occhi al cielo, una dedica speciale e quell’interminabile abbraccio con la figlia e la moglie: “Mi aveva avvisato. Avevo già vinto 5 campionati, i playoff mai.. era ora di farlo (ride ndr). Loro sono la mia forza”.
In poco tempo un amore indissolubile con la piazza e un ruolo da leader nello spogliatoio. 3 gol nelle due finali playoff, con il rigore nel ritorno: “Una liberazione”. E quest’anno in B sta confermando quello che semplicemente è il numero 32, riferimento e protagonista. Carisma, esempio, guida: Checco incarna lo spirito di e del Lecco.
Campetto
Ne ha fatta di strada. Da quel campetto dei quartieri popolari di Lecce. “Era il mio Via del Mare. Solo a pensarci mi vengono i brividi. Quel campetto mi ha permesso di sognare. Ogni tanto ci torno ancora”. L’emozione accompagna la sua voce, mentre negli occhi torna quell’immagine. Tum, tum, tum. Un bambino palleggia oltre la rete. “Gli direi bravo. È stato caparbio e forte a resistere ai colpi più duri della vita”. Incontrandolo e parlandoci si percepisce il suo essere… umano. Il suo aver attraversato la sofferenza, averla accettata e l’esserci cresciuto. L’aver imparato la bellezza delle piccole cose e il non aver tradito i suoi valori. Due scarpette e un sogno nel cuore. Checco Lepore.