Leader, incazzoso, leale. Lucarelli senza filtri: “Livorno, la gavetta, Mazzarri. Messina? Mi nutro di tensioni. E su Berlusconi…”
Quel tratto di costa lo considera quasi un angolo di paradiso. Una nave da crociera appena attraccata, la statua della Madonna della Lettera a proteggere un tratto di mare sempre così trafficato, all’orizzonte le luci della terra ferma così vicine che sembra quasi possibile sfiorarle allungando solamente il braccio. Sarà lo spettacolo mozzafiato dello Stretto, sarà che quell’angolo di mondo ricorda così tanto la sua Livorno, ma Cristiano Lucarelli a Messina sta bene. Nonostante tutto, verrebbe da dire. “Questa è una città di mare, è il posto ideale per fare calcio: la gente è calorosa, ti fa sentire il suo affetto, ma allo stesso tempo ti lascia vivere, ha rispetto della tua vita privata. Vorrei godermela di più questa città, ma al momento sto lavorando 24 ore al giorno per cercare di fare il bene della squadra. E credimi, non sono frasi fatte…”. Anche perché Cristiano Lucarelli non è proprio il tipo. Schietto, diretto, senza filtri. Lo dice la storia, lo confermano le sue parole rilasciate a GianlucaDiMarzio.com: “Mi aspettavo una situazione difficile, sapevo quello a cui andavo incontro. Il problema principale è la gestione del lavoro settimanale: non abbiamo campi di allenamento, lavoriamo ogni giorno al San Filippo e poi la domenica diventa quasi impossibile fare calcio su quel terreno di gioco. Siamo una Ferrari con il motore di una 500. Questa piazza ha tutte le potenzialità per far bene, merita altri palcoscenici e noi dobbiamo fare di tutto per salvarci”.
Ma dica la verità, si è mai chiesto “ma chi me l’ha fatta fare?”
No, mai. Sapevo di trovare una situazione non facile, ma il presidente Stracuzzi ha usato le parole giuste per convincermi. Che poi è bastato poco: mi ha detto che ha scelto la mia persona per l’immagine di purezza che ho sempre rappresentato nel mondo del calcio, per le mie qualità morali e la mia esperienza. Ha toccato le corde giuste ed io non ci ho pensato un attimo a metterci la faccia: questa città mi ha adottato fin da subito, si fida di me e io farò di tutto per far rimanere la barca a galla. Stracuzzi? Una persona per bene, ha solo sbagliato la scelta dei collaboratori in questi anni. Adesso spero in qualche rinforzo nel mercato di gennaio come mi è stato promesso e soprattutto che la rosa venga sfoltita, siamo davvero in troppi.
Ma chi, come lei, in passato ha rifiutato un miliardo per seguire il proprio cuore, adesso cosa sarebbe disposto a sacrificare per traghettare il Messina alla salvezza?
Bella domanda (sorride ndr)… ma la risposta è semplice: ho già sacrificato tutto. Io qui a Messina sono da solo, non c’è la mia famiglia con me. La mia giornata è tutta dedicata al calcio: allenamenti, telefonate, analisi video delle squadre che andremo ad affrontare. Per la prima volta in vita mia, sia per quanto riguarda la mia carriera da calciatore che da allenatore, questa di Messina è l’unica avventura nella quale non riesco a staccare un attimo.
Una palestra davvero niente male…
Io, come ho sempre fatto nella mia vita, ho preferito la gavetta. La ritengo la scelta più utile. Anche quando in passato mi sono scontrato con le problematiche della Lega Pro non mi sono mai fatto condizionare da nulla: io non accetto compromessi, l’unico principio a cui faccio riferimento è quello della meritocrazia, le scorciatoie non mi interessano.
Ma quanto è diverso il Cristiano Lucarelli allenatore dal Cristiano Lucarelli calciatore?
Non sono poi così cambiato, sono sempre istintivo, incazzoso, ma leale. Ecco, con me è facile andare d’accordo: l’importante è che mi ritrovi davanti persone leali. Il ruolo dell’allenatore in Italia è solo quello di essere un bersaglio per tutti: società, tifosi, squadra, giornalisti. In Italia l’allenatore è solo un parafulmine. A me va anche benissimo così, anche perché io mi nutro di tensioni: le polemiche e le pressioni sono il mio habitat. Però non ti nego che uno dei miei obiettivi futuri, oltre che allenare in Serie A, è proprio quello di andare ad allenare all’estero.
Tra i tanti allenatori che ha avuto in carriera ce n’è uno che le ha lasciato qualcosa in più, un modello di riferimento?
Ho avuto la fortuna di essere allenato da grandi persone, ed ho appreso tanto da ognuno di loro: da Ulivieri a Mazzone passando per Ranieri. Quello che però sento più ‘vicino’ forse è Mazzarri, specialmente nel modo di preparare la partita, ho ancora oggi un bel legame con lui.
Tra livornesi d’altronde, feeling naturale
Io ho un legame viscerale per la maglia amaranto, ma nell’ultimo periodo sto provando a staccarmi un po’ da Livorno: credo che il rapporto tra me e le istituzioni sia stato a senso unico. E questo lo dico da cittadino e imprenditore livornese. Ho salvato dal fallimento un’impresa portuale, ho evitato il licenziamento di 200 persone e adesso non mi sento tutelato. Tutti bravi a premiarmi negli anni scorsi, a darmi le pacche sulle spalle: tutti voltagabbana, è questa la verità. Ma questo, e voglio sottolinearlo, non sposta di una virgola il mio sentimento per la maglia amaranto.
Una seconda pelle proprio…
Non ti nego che vincere il titolo di capocannoniere con il Livorno è stato speciale, così come i gol realizzati in Champions League oppure l’esordio in Nazionale. Rimpianti? Visto come è andato, direi quello non aver partecipato al Mondiale 2006. Ma di soddisfazioni in carriera ne ho avute tante.
Ad esempio quei due gol a San Siro contro il Milan di Berlusconi
Belle emozioni, sì. Se ho mai incontrato Berlusconi? No, mai successo. Ma se dovessi incontrarlo un giorno sicuramente gli farei i complimenti per i successi ottenuti da imprenditore e da presidente del… Milan.
Lucarelli, ma non è che sta pensando di scendere in campo?
No no (altra risata ndr), lo potrei fare solo per ripicca. Ma non ci riuscirei, sai perché? Perché per fare i politici bisogna saper dire le bugie e io non ne sono capace.