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Juventus, Allegri: “Non esiste una Juventus ideale, con Dybala paragoni fuori luogo”

Vittoria tranquilla, proprio quella che aveva detto di desiderare Allegri, preoccupato dalle storiche insidie del Dall’Ara e che la sua Juventus ha ottenuto nel pomeriggio di Bologna. Sesta partita tra Champions e Serie A in cui i bianconeri restano a porta imbattuta dopo l’imbarcata subita a Genova, e dopo la quale sono arrivate quattro vittorie e due pareggi. Insieme alla solidità difensiva è arrivato anche il secondo posto solitario in classifica – considerando la partita da recuperare della Roma – scavalcando l’Inter insieme al Napoli. Nel post partita è intervenuto ai microfoni di Sky proprio l’allenatore dei campioni in carica, che ha esordito parlando del momento di grande equilibrio dei suoi ragazzi, non sbilanciandosi sul se preferisca più un calcio votato all’attacco delle prime giornate o quello più sicuro delle ultime uscite: “Non c’è una Juventus ideale, deve vincere giocando bene e essendo solida, c’è disponibilità di tutti e piano piano ci avvicineremo alla forma migliore per il rush finale di marzo. La nostra crescita dipende da tanti fattori, i ragazzi sanno che a Bergamo abbiamo smesso di giocare e a Genova ci eravamo ritrovati sotto 3-0 senza neanche accorgercene. Dopo questi errori abbiamo e ora siamo sulla strada giusta, anche se è ancora lunga”

Il discorso di Allegri si sposta inevitabilmente verso il momento di Paulo Dybala, anche oggi subentrato a partita in corso dopo l’esclusione anche nel pareggio con l’Inter: “La qualità della sua prestazione non dipende dal gol, è entrato bene e si è allenato bene durante la settimana. E’ un momento cosi e ci sta che giochi un po’ di meno, fino ad ora le ha giocate tutte e deve riposare anche lui, perché le sue qualità vengono fuori soprattutto dalle grandi prestazioni. Paulo è un ragazzo giovane, che deve crescere molto e deve mettersi a disposizione della squadra. Non lo tengo fuori perché improvvisamente penso sia scarso, ma forse certi paragoni che si sono fatti erano fuori luogo e gli sono pesati troppo”.

Dopo aver fatto finalmente chiarezza sulle parole di Nedved pronunciate dopo il sorteggio di Champions – “Il messaggio della società era positivo, tutti gli sono vicini perché è un patrimonio del calcio. Nedved è uno che qualche partita l’ha giocata e gli ha dato un consiglio importante” – Allegri torna sul passato al Milan per dimostrare come le scelte difficili non siano una novità nella sua carriera: “A Milano avevo Ronaldinho, Cassano, Ibrahimovic, Pato e Robinho, due su tre restavano fuori e se vincevo avevo dominato, altrimenti era colpa mia. Anche lì fu una questione di capire il momento della squadra, c’erano situazioni che richiedevano di giocare con tre mediani e altre in cui potevo mettere in campo Seedorf e Pirlo”.