Chiunque abbia studiato in Italia, leggendo il suo nome non può non ricordarsi di Italo Svevo. E chissà cosa ne penserebbe lo scrittore: sarebbe proprio un flash freudiano. E lui Freud lo odiava. “Meglio così, io sinceramente non lo conosco”. Ma come? Uno Zeno che non conosce quel titolo? Se sei inglese è possibile. A parlare a Gianlucadimarzio.com è Zeno Ibsen Rossi. Italiano e inglese a metà. “Si capisce bene dal nome” dice. Parla e legge in italiano perfettamente, “Ma magari la facciamo comunque nella mia lingua? Non vorrei sbagliare a dire le cose”.
Da quando è un bambino, Zeno sogna di diventare calciatore. A 20 anni, può dire di essere a buon punto. Un passato nel Southampton prima di passare al Bournemouth, gioca in Scozia nel Kilmarnock, dove è arrivato in prestito la scorsa estate. È un difensore centrale di 194 centimetri. “Tra le mie migliori doti? La velocità”. Sorprendente. “Fino a 15 anni, facevo le gare di atletica, ma ho sempre coltivato la passione del calcio”. Ma come mai questo nome? “Il libro non c'entra. È che mio padre è veronese”. San Zeno, in effetti, è il patrono di Verona. Ibsen è invece il cognome londinese della mamma. Due culture che si uniscono: anche su questo, Italo Svevo (pseudonimo tanto semplice quanto efficace) avrebbe qualcosa da dire. Con il calcio sullo sfondo.
Dall'Italia all'Inghilterra
“Però mio papà non giocava benissimo”, racconta Zeno. “Con lui ho guardato molto il Verona in tv. Allo stadio andavamo invece a vedere il Fulham, la squadra per cui faccio il tifo. Ci ho giocato contro tante volte, quando ero nelle academy: sarei orgoglioso di affrontarla in Premier, prima o poi”.
Bisognerà lavorare tanto per arrivarci. Per ora, Ibsen Rossi studia guardando Varane, Bonucci e Ramos: “Si può imparare da tutti. Loro hanno grinta e un buon piede: saper dare il lancio è importante, è una caratteristica su cui mi alleno molto”. Vorrebbe segnare di più: “Da quando gioco con i più grandi, ho un po' perso il rapporto con il gol”. Poco male, il suo compito è fare in modo che non se ne prendano. “Se ho mai pensato a chi vorrei affrontare? Messi, ma ho paura a dirlo. Forse preferirei non incontrarlo mai”, ride.
Si parlava di sogni, prima. “Io lo sto vivendo di sicuro, però ne ho molti altri. Momenti difficili? Al Bournemouth ho subìto un gravissimo infortunio all'inguine, ma non ho davvero mai pensato di voler smettere”. Il suo presente dice Scozia, il futuro potrebbe anche parlare di Italia. “Sarebbe interessante, l'impostazione tattica che c'è in Serie A non si trova da nessun'altra parte. Mi piacerebbe avere un'occasione lì. Di sicuro, questa stagione mi servirà molto: il campionato scozzese è molto più duro di quel che si racconta”.
Sogno Nazionale (e altri obiettivi)
Nazionale? “Ho il doppio passaporto, sarebbe bellissimo ricevere una chiamata”. E se si dovesse scegliere? “Vediamo, papà è sempre stato molto influente…”. Quando era più piccolo, i primi consigli arrivavano proprio da lui: “Adesso si guarda le partite e tifa per me”, dice. Non ha smesso di studiare, pensa di laurearsi in Scienze dello Sport in futuro. “È un altro dei miei sogni, sì”, racconta. Alla fine, Freud in qualche modo ci rientra pure. Ma questa “Coscienza di Zeno” è tutta diversa: Svevo avrebbe approvato.