Il calcio è fermo. Bloccato, dal Coronavirus, sul più bello: proprio ora che ci si preparava al rush finale. E a questo stop nessuna eccezione. Dal calcio maschile a quello femminile, tutti obbligati a non uscire: “La salute prima di tutto!” Anche se, certamente, “allenarsi in casa non è una cosa facile: i club si stanno organizzando per fornire alle atlete dei programmi da poter svolgere con ciò che si ha in casa: ci si allena con semplici attrezzi o con esercizi a corpo libero. Stiamo facendo il possibile per mantenere una condizione atletica buona, sperando di riprendere il prima possibile. Sempre ricordando che la salute viene al primo posto”. A parlare, ai microfoni di gianlucadimarzio.com, è Stefania Zanoletti, difensore dell’Hellas Verona.
Per lo stesso motivo, le azzurre di Milena Bertolini, martedì scorso, erano pronte a disputare la finale di Algarve Cup, ma sono tornate in Italia senza scendere in campo. Il risultato? Ovviamente la vittoria a tavolino delle rivali tedesche, che però hanno sportivamente definito il trofeo “una vittoria di entrambe le squadre”. “Far tornare le azzurre in Italia è stata una decisione corretta, seppur presa a malincuore: sarebbe stata una grandissima occasione per la Nazionale disputare una finale in un torneo così prestigioso, ma ci saranno altre occasioni – ha detto la giocatrice classe 1990 – E' stato giusto permettere alle convocate di passare questo momento così difficile con i propri cari. In periodi come questo è importante concentrarci sulla prevenzione, evitando ogni attività che possa danneggiare la nostra salute"
Un tavolo del bar per la Coppa Italia
Grazie alla rapida crescita del calcio femminile, oggi anche le giocatrici hanno modo di giocare in stadi importanti. L’Allianz su tutti. Ma fino a ieri non era così: basti pensare che nel 2015 – non nel Medioevo! – la premiazione di Coppa Italia avveniva “con medaglie e trofeo poggiate su un tavolino del bar; a premiare noi del Brescia c’erano le ragazze del Tavagnacco. Ora il movimento è in crescita: la strada è ancora lunga e lotteremo per conquistare i diritti che ci meritiamo”.
Passano gli anni, le cose cambiano – in meglio, per fortuna. Resta però invariato lo spirito allegro e puro che contraddistingue il movimento. A fare la differenza è il gruppo, perché “secondo me il calcio è lo spogliatoio; dalle feste post-vittoria, alle trasferte in pullman: tutti momenti bellissimi, che ricordo con molto piacere" .Nella sua carriera, una squadra – o meglio: un gruppo, unito e vincente – l’ha segnata maggiormente: il Brescia.
Dal Ghedi al Brescia: carattere da Leonessa
Con le ‘Leonesse’ bresciane l’avventura di Stefania comincia nel 2008. Ma lei si sentiva già una leonessa quando, dieci anni prima, aveva convinto i suoi genitori ad iscriverla a calcio – nel Ghedi- dopo infiniti tentativi. “Nessuno nella mia famiglia amava particolarmente il calcio, ma a me piaceva eccome. Ricordo che, arrivata per la prima volta al campo, mia madre mi disse: ‘Oggi prova. Dopo che prenderai qualche calcio vedrai che non vorrai più giocare’. Ed, invece, oggi, a trent’anni, sto ancora giocando a calcio e, nel frattempo, i miei genitori sono diventati i miei primi due tifosi.”
Zero paura del giudizio della gente, o di mettere la gamba e contrastare. Una vera leonessa, che, nel 2008, arriva a Brescia con l’obiettivo di conquistare la promozione dalla A2 alla A. In maglia biancoazzurra resta per sette anni, bellissimi, nonostante qualche caduta: “Racchiudere quella lunga partentesi in poche righe è impossibile. Sono stata una delle poche a conquistare sia la promozione in massima serie, sia lo Scudetto. I trofei, le amicizie che ancora oggi porto avanti, le esperienze… ricorderò sempre quei momenti come se fossi stata semplicemente a casa”
La scelta-Hellas
Dopo una stagione sfortunata, rientrata da un lungo infortunio, Zanoletti lascia Brescia e si trasferisce prima al Mozzanica, poi alla Reggiana (divenuta Sassuolo), infine al Chievo Valpo. Questo percorso quadriennale la porta a vestire la maglia dell’Hellas Verona: “Venendo da un’estate burrascosa, culminata con il fallimento del Valpo, non ho avuto molti dubbi sulla scelta-Hellas. Qui ho trovato un ambiente professionale e accogliente. Sposare il progetto gialloblù mi ha riportato indietro nel tempo, al momento in cui scelsi Brescia: ho sempre optato per squadre ambiziose, con un progetto ben delineato. All’Hellas ho trovato disponibilità e capacità; spero di portare avanti questo percorso anche il prossimo anno.”
Una stagione altalenante, ma sempre con un obiettivo ben chiaro in testa: “La salvezza”. Obiettivo condiviso da entrambi i tecnici che si sono seduti –quest’anno- sulla panchina gialloblù: Emiliano Bonazzoli prima, Pachera poi. In quest’ultimo, arrivato a stagione in corso, Zanoletti ha trovato “competenza e disponibilità. Ha fiducia in noi e nei nostri mezzi. Sin dal primo giorno stiamo lavorando per assorbire la sua idea di calcio: vuole che affrontiamo le partite a viso aperto, con la giusta umiltà e nel rispetto dell’avversario”.
Dal pallone alla cattedra
Il calcio e non solo: nella vita di Stefania – o meglio, della... Prof. Zanoletti - anche la passione per la lettura e la scrittura, che l’hanno portata a diventare “insegnante di italiano, storia e geografia con abilitazione per le scuole medie e superiori”. Inoltre “ho dedicato una piccola parentesi lavorativa alla scrittura, seguendo la cronaca sportiva per un quotidiano di Brescia”. Dalla cattedra al pallone, dal pallone alla cattedra: questa l’attuale routine della Zanoletti, destinata a ripetersi ancora per molto tempo: “Credo che nel calcio ci sarò sempre. Non so in che ruolo, né con quali modalità. Ma terrò sempre una finestra aperta per il pallone. Parallelamente, porterò avanti il lavoro di insegnante: è ciò che mi piace fare ed è ciò per cui ho studiato”
Un messaggio alle giovani
Una crescita rapida - per riprendere da dove avevamo cominciato - che ha portato le giocatrici a poter sognare “il calcio a tempo pieno. Non esserci riuscita è un grande rimpianto! Ciò che tengo a sottolineare sempre, parlando con le compagne più giovani, è che hanno la fortuna di vivere in un movimento diverso. Ora sognare la vita da calciatrice al cento per cento è possibile, quando avevo io vent’anni no. I miei mi dicevano: ‘Studia, perché non riuscirai a vivere di solo calcio’… Oggi, la situazione non è completamente ribaltata, però si stanno facendo grandi passi avanti. Il calcio come lavoro è una grande opportunità, che con il tempo si farà sempre più vicina, fino a diventare realtà!” Messaggio - importante e sincero - firmato Stefania Zanoletti, una che con il pallone tra i piedi ci vive da ventidue anni.
A cura di Luca Bendoni