Aveva detto no al ritorno in campo. Una scelta presa principalmente per tutelare sè stesso e suo figlio di 5 mesi, nato con difficoltà respiratorie. Dalla prossima settimana Troy Deeney, capitano del Watford, rientrerà ad allenarsi insieme alla propria squadra.
Un momento importante per lui, seguito però da un periodo davvero complicato, come lo stesso calciatore ha spiegato ai microfoni di CNN Sports: "Ho ricevuto messaggi terribili, nei quali veniva augurato a mio figlio di ammalarsi di Coronavirus. Parliamo tutti di salute mentale e veniamo stimolati a raccontare i nostri problemi e le nostre fragilità, ma se poi lo facciamo veniamo massacrati. Mi sembra ovvio che i calciatori preferiscano stare zitti e non raccontare nulla".
Una presa di posizione, quella di Deeney, che sarebbe stata soltanto temporanea, come il giocatore ha dimostrato tornando ad allenarsi e come ha spiegato in questa intervista: "Ho solo detto che non mi sarei presentato per la prima settimana, mentre tutti hanno preso la mia decisione come definitiva. Nelle ultime settimane ho avuto alcune conversazioni con Jonathan Van-Tam (vice Chief Medical Officer del Governo Inglese ndr), che mi ha fornito un'analisi dettagliata della situazione, non facendosi problemi a rispondere ai miei dubbi. Le sue parole mi hanno dato fiducia e mi ha assicurato che il fattore di rischio dipenderà dal comportamento di ognuno di noi calciatori".
Intanto la Premier League ha approvato la ripresa degli allenamenti con contatto fisico, nonostante i 4 nuovi casi di positività al Coronavirus emersi dopo la terza serie di test effettuati.