Taccuino in mano, obiettivo già fissato. Sottolineato in rosso ben due volte: dimenticare Porto. E il 3-0 col Porto. Anche Corona, Layun e quei due rossi maledetti. Roma in Europa League, Baldissoni è stato chiaro: "Onoreremo la competizione". E il girone è tra i più "abbordabili". Virgolette d'obbligo però, sacrosante. Mai dire mai: ecco Viktoria Plzen, Austria Vienna ed Astra Giurgiu. Scopriamo qualcosa di più sulle avversarie della Roma.
INSIDIA CECA
Occhio al Viktoria. E niente scherzi. Individualità? Poche. Esperienza? Neanche tanta. Ma tant'è: imprevedibili. I ragazzi di Pivarnik - subentrato quest'anno a Karel Krejčí - hanno la fama di mina vagante. Napoli, ricordi? Sospiro di sollievo ai sedicesimi del 2013. Risultato: cinque gol in due partite e azzurri fuori subito. Attenzione, quindi. Poche stelle dicevamo, la squadra è un mix tra giocatori giovani ed esperti. Tra i primi ne citiamo tre: Jan Kopic, esterno classe '90 col numero 10 (già 3 gol stagionali), Jakub Hromada, ventenne di proprietà della Sampdoria (cresciuto nelle giovanili della Juve) e Jan Baraneck, centrale difensivo del '93. Tra gli "esperti" spazio a Limbersky e Duris, punta centrale. Non segna molto (30 gol dal 2010), ma lavora per i compagni. Ieri nell'oblio, oggi tra le stelle del calcio ceco: quattro titoli negli ultimi sei anni per il Viktoria. Exploit. Quest'anno, però, i cechi hanno iniziato male, solo 7 punti e un quarto posto da migliorare. Ma la strada è ancora lunga. Mentre in Europa il miglior risultato sono gli ottavi di finale raggiunti nel 2014. Un occhio di riguardo per lo stadio, il Doosan Arena: tra il 2009 e il 2011 è rimasto imbattuto per 730 giorni consecutivi. Insomma, occhio.
PUNTURA DI SPILLO
Storia e tradizione, bel passato l'Austria Vienna: 24 titoli nazionali e 27 coppe (record del paese). Anche una finale di Coppa delle Coppe persa contro l'Anderlecht (1978). Ma il presente è poca cosa: soltanto tre titoli negli ultimi 10 anni. Già, soltanto. In quanto prima andava molto meglio, altro che Rapid (i rivali cittadini). Risorgimento. Qualcosina è migliorata dal 2013, ora anche l'Europa (eliminato il Rosenborg ai playoff). Individualità? Qualcuna: occhio ai tre davanti lì sulla trequarti, mister Fink gioca col 4-2-3-1 sfruttando le fasce. E' il caso di Pires, Grunwald e Lucas Venuto. Già 7 reti tra campionato e coppe. In davanti, poi, spazio al nigeriano Kayode, classe '93 dal golletto facile (5 in stagione, 13 l'anno scorso). Mentre a centrocampo brilla l'estro di Vukojevic. Esperienza e qualità al servizio dei mediani. Trasferta ostica, puntura di spillo.
LEICESTER 2.0
Leicester di Romania, poche chiacchiere. Perché se Ranieri ha gridato al miracolo può farlo anche Sumudica. Metamorfosi fulminea, inaspettata. Specie perché 10 anni fa l'Astra Giurgiu era a stento sugli almanacchi. Oggi, invece, se ne va all'Olimpico a giocare con la Roma. Mica male. Primo titolo l'anno scorso, merito di Alibec. Sì, proprio lui. L'ex Inter che in Serie A non ha sfondato: 19 gol stagionali, poi gli Europei con la Nazionale. Già idolo. Squadra ostica l'Astra, l'entusiasmo è alle stelle e vogliono far bene (hanno eliminato il West Ham ai playoff per due anni di fila). Specie il proprietario del club, Ioan Niculae, uno degli imprenditori più ricchi di Romania. Pessimo inizio quest'anno in campionato, undicesimo posto a soli 4 punti. Ma la rosa può contare su alcuni elementi d'esperienza che in Europa fanno sempre comodo: Sapunaru e Nicolae in primis, senza contare i talentuosi William e Texeira (omonimo dell'ex Shakthar partito per la Cina). Sognando, si può. Leicester 2.0.