So near, yet so far. Così vicini, così lontani. Agli antipodi, ma non troppo. Gabor Kiraly (1976) e Marcus Rashford (1997). Il vecchio e il bambino, l'esperto portiere ungherese contro il nuovo Golden Boy inglese. Uno ad un passo da essere il giocatore più anziano della storia degli europei, l'altro nuovo astro nascente dell'Inghilterra che punta a vincere Euro 2016.
Il vecchio e il bambino, quindi, o meglio, il ragazzino. Che quando era davvero bambino e guardava le partite di Premier League, vedeva in tv quel portiere dell'est Europa che, col suo tutone grigio che sembrava (e sembra) un pigiama, difendeva la porta di Crystal Palace a Aston Villa.
Rashford aveva tra i dieci e i dodici anni, età da partite in strada con gli amici, videogiochi e cartoni animati. E nei videogiochi dell'epoca, Kiraly era (purtroppo) schierabile senza la sua tuta grigia che di "british style" non aveva proprio nulla. Portiere semplice, lui, con il culto della tuta da vestire anche e soprattutto in partita. Scaramanzia, abitudine, voglia di essere unconventional, un outsider. Come lo è Rashford nella rosa inglese: chiamato a sorpresa negli iniziali ventisei di Hodgson e poi confermato nei definitivi ventitre anche grazie al gol all'esordio.
So near, yet so far, dicevamo. Lontani sì, ma non così tanto. L'essere outsider li accomuna, e forse, chissà, anche il destino. In caso di secondo posto nei rispettivi gironi, infatti, Ungheria e Inghilterra si sfiderebbero agli ottavi di finale. Andando così ad unire e a far incrociare i due, così lontani, così vicini. Dagli antipodi a, perchè no, una sfida, col vecchio in tuta che para, e il ragazzino che lo vedeva in tv mentre faceva merenda che prova a fargli gol.