C’è una parola che non può essere nominata. Serie A. E ce n’è un’altra che invece ritorna spesso. Umiltà. Che poi è anche tra i suoi pregi. “Come la voglia di crescere e non accontentarmi mai, sicuramente”. Francesco Vicari a difesa dei suoi valori, quelli che ha nella vita e quelli che porta in campo. Quando difende la porta della Spal, nel cuore della retroguardia di Semplici. Gli piace sempre giocare la palla, in maniera pulita, vicino, senza lanci lunghi. Uno a cui l’altezza non manca. In qualche post su Instagram infatti è facile che diventi ‘Vicarione’, e in questa stagione i centimetri li ha fatti valere anche nell’area avversaria. Ha trovato il gol, il suo primo in Serie B, contro il Benevento, proprio di testa. Stacco imperioso? Non ce n’è stato bisogno: “Schiattarella aveva messo una palla tesa, loro marcavano a zona ed ero quasi fermo. Ho solo attaccato la palla e ho provato a indirizzarla il più lontano possibile. E’ stata un’emozione bellissima - ha raccontato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com - perché il primo gol è qualcosa di unico. Me lo ricorderò per sempre”. E la prima dedica? “Alla famiglia, ci sono sempre stati. E poi anche alla società e al mister perché hanno sempre creduto in me, fin da inizio anno. Volevo ripagare questa fiducia e lo sto facendo”.
Sì, perché questo è l’anno della sua rivincita, del rilancio: “Vengo da una stagione dove ho trovato poco spazio e da quando sono qui invece ho iniziato ad avere continuità”. Ma quella parola non si dice… Impossibile scucirla neanche a Francesco che resta sempre con i piedi per terra. Quarto posto e la voglia di Serie A - lo diciamo noi - che cresce. Ci crede Ferrara con questa Spal, forte anche di una difesa giovane ma matura allo stesso tempo: “Sì, giovane per l’età. Ma per la mentalità si vede che abbiamo carattere e voglia di fare bene. Si è creata da subito un’alchimia importante perché siamo tutti ragazzi umili e abbiamo legato molto bene. Oltre gli impegni di campo poi usciamo anche insieme, si è creato un feeling importante e cerchiamo di continuare su questa linea”. A testa alta, guardando su. Vicari è arrivato l’estate scorsa, dopo la promozione: “Ma questa squadra non si sentiva una neopromossa. C’era da subito tanta voglia di fare bene e basta”. Complice il clima all’interno dello spogliatoio e un allenatore come Semplici in grado di coniugare al meglio il binomio lavoro-ambizioni: “Cerchiamo di mantenere sempre come obiettivo la salvezza, poi arrivati ai 50 punti magari pensiamo ad altro. Non abbiamo niente da perdere e cercheremo di fare il meglio possibile in questa stagione. Semplici? Con lui mi trovo benissimo - prosegue Vicari - oltre ad essere un grande allenatore è anche una grandissima persona. E’ molto organizzato in campo, prepariamo le partite al meglio e questo è un beneficio per tutti. Arrivi in campo e sai sempre cosa fare”.
Organizzazione ed equilibrio. Quello che ha permesso a Vicari di trovare anche la via del gol senza sbavature difensive e di ‘rischiare’ di trovare la seconda rete contro l’Hellas Verona. Fermato solo dalla traversa: “Ancora me la sogno... Erano tre punti importanti contro una squadra come il Verona, la più forte in campionato. Sarebbe stata un’emozione oltre che per me anche per la squadra perché stiamo facendo veramente bene. Ci sono rimasto malissimo perché ero vicino ma forse l’ho presa troppo bene… Magari se l’avessi sporcata un po’ di più la palla sarebbe entrata prendendo una traiettoria un po’ diversa”. Sarà forse un po’ meno chirurgico nella conclusione la prossima volta, Vicari, ma se con lui si parla di qualcosa che possa ricordare un ‘Dottore’, il pensiero va ad un’unica persona: “Seguo la Moto GP e sono un fan di Valentino Rossi! Da piccolo andavo spesso in moto, poi non ci sono più potuto andare”. Ma non chiamatelo ‘Dottor Vicari’. “No, magari…”
Un idolo su due ruote, e in campo? “E’ sempre stato Nesta. Ma adesso un giocatore che ammiro tanto è Bonucci”. Colleghi. Per lui, che era un centrocampista all’inizio. Mentre prima ancora, la scintilla col pallone è scoccata grazie al nonno: “Ho iniziato a giocare grazie a lui. E’ lui che mi ha portato la prima a volta a giocare a calcio e da lì mi sono appassionato”. L’inizio di tutto, con una figura importante. Come anche sarà poi un allenatore al Monterotondo: “Lui mi ha cambiato ruolo, dicendomi che come difensore centrale avrei potuto fare carriera”. Lungimirante.
Poi Vicari è passato per le giovanili della Roma ed ecco i primi insegnamenti, sul mondo del calcio, sulla vita: “Il terzo anno ho giocato pochissimo. Lì ho capito che dobbiamo sempre restare umili e con la testa sulle spalle. L’importante è non perdersi, e con la forza di volontà puoi conquistare tutto. Tanti compagni che giocavano allora con me hanno smesso quindi io sono felice e spero di continuare questo bellissimo sogno”. Altra tappa, il Taranto: “Un passaggio fondamentale, perché mi ha fatto crescere come uomo e come persona”. Fino ad arrivare al Novara, squadra che lo scorso novembre ha affrontato da avversario al Piola: “Quella è stata una partita un po’ particolare. Ho passato 4 anni a Novara, calcisticamente sono cresciuto lì e avevo legato con tante persone. Ho passato momenti bellissimi però adesso sono alla Spal e sono strafelice di stare qua”.
Sì, riecco il presente e questa sua bella storia con la Spal, nella stagione in cui continuità per Vicari fa rima con rivincita. L’azzurro del club indossato ogni giornata, e quello della Nazionale che per lui “sarebbe un sogno stupendo. Ma sono concentrato a fare bene questo campionato, poi le cose che vengono in più, certamente, sono ben accette. Il mio pensiero principale però è fare bene qui in campionato, poi vediamo che succede”. L’ambizione non manca, come la voglia di ripagare la fiducia data ad inizio stagione. Che, insieme a quella parola che non si può dire, è il vero obiettivo di un Vicari rinato nella cornice di Ferrara “perché è un’opportunità che mi è stata data e non la voglio perdere assolutamente”.