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Data: 18/03/2018 -

Neve, computer e segreti: dentro il Lobanovskyj Stadium, lo scrigno del Colonnello

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LOBANOVSKYI, STANZA 501

Calcisticamente è stato un homo novus. Il centro d’allenamento era il “covo” dove testare le sue tecniche. Siamo stati anche lì, attraverso un pulmino messo a disposizione per la stampa. Zona Koncha-Zaspa, fuori Kiev. Campi innevati, una sala conferenza stile cinema e una stanza, la 501, centro operativo di Lobanovskyj al quinto piano. Sempre chiusa, in pochi possono entrare. All’epoca soltanto i suoi collaboratori più fidati. Come Anatoly Zelentsov, professore esperto in informatica, il “braccio” del suo studio statistico. Oppure Petrowski, preparatore atletico, l’uomo che fece vince l’oro olimpico a Valerij Borzov, velocista sui 100 metri a Monaco ’72. Unico. Correvano il doppio degli altri e in campo si vedeva. Non solo dai trofei esposti in vari piani. Il Colonnello è stato proclamato Eroe d’Ucraina dall’ex presidente Kuchma, ha scritto la storia del calcio a modo suo. Coi suoi pregi e i suoi difetti, il suo carattere duro e spesso difficile. Le sue novità, tattiche e non solo. Dopo 50 anni viene ancora studiato dai suoi colleghi, Guardiola l’ha preso come esempio per costruire un Barcellona in Tiki-taka mode che ha segnato un'epoca. Unico. Come il Lobanovskyj Stadium, che forse, guardandolo da vicino, rispecchia un po' il Valerij-style. Misterioso, enigmatico, criptico, ma pieno di storie da raccontare, quasi nascosto da alberi innevati. Guardiani dello scrigno e dei suoi segreti.


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