‘Genius’. Perché se Aguero è una macchina da
gol e in generale il Manchester City procede stile carrarmato verso il titolo, la
mente della squadra risiede nel centrocampo. Ed ha un nome e un cognome: Kevin
De Bruyne. Tripletta per lui oggi nella vittoria contro il Leicester ma niente
pallone a casa… Il tris c’è ma è di assist. Prima volta per lui in Premier
League, mai ne aveva realizzati tanti in un’unica gara. ‘Vede le cose prima che
accadano’. Sì, perché sembra disarmante la facilità con cui riesce a trovare
spazi e compagni.
Numeri alla mano: in 88 gare di campionato in totale con la maglia dei Citizens ha segnato 20 gol ma realizzato 44 assist. Tradotto: decisivo ogni 123 minuti. Dal suo debutto con il Werder Brema (era l’agosto del 2012) ha fornito 77 assist nei 5 campionati top d’Europa. Nessuno come lui. Nemmeno Messi, ad oggi fermo a quota 76. Quando Guardiola è arrivato sulla panchina del Manchester City in molti si chiedevano se un giocatore come lui si sarebbe inserito nel sistema di gioco di Pep. Oggi, quella domanda ha trovato una risposta: lui è il sistema di gioco. ‘Vede cose che nessun altro vede’.
“Kevin, così come Ederson, è alla pari con i migliori giocatori del mondo. Lui è uno dei migliori elementi che abbiamo, senza alcun dubbio - ne è sicuro Guardiola -. E’ quello che corre più di tutti e lotta sempre su ogni palla. E’ anche un grande esempio per gli altri e per i giovani. Kevin è uno dei giocatori più talentuosi che abbia mai visto in vita mia”. ‘E’ un mago e nel tempo libero gioca a calcio’. In Inghilterra il dubbio c’è sempre stato. Chi il migliore? Scholes? Gerrard? Lampard? Oppure… De Bruyne? Sì, ormai la domanda ha iniziato a sorgere, la lista (e che lista) si è allungata. Per qualcuno è il miglior centrocampista della Premier League, per altri d’Europa. ‘Ho sentito che De Bruyne ha dato assistenza anche all’infermiera mentre veniva al mondo’.
‘Sensazionale’. ‘Troppo forte per trovargli una definizione’. ‘Marziano’. Commenti di un altro pianeta. Instancabile De Bruyne. Anche quando Guardiola lo avrebbe risparmiato (dopo che aveva preso una botta alla caviglia) ma il belga ha talmente insistito che alla fine “mi ha pregato di farlo giocare, gli ho dato retta ed ha fatto una prestazione magistrale”. Episodio di inizio gennaio, dopo la gara contro il Watford. ‘Venderlo è stato il più grosso errore della storia recente del Chelsea’. Perché, se ora c'è chi ormai non può più fare a meno di lui, in passato c’è stato chi ha preferito rinunciarci. Con Mourinho il feeling non è mai nato. “Avevo giocato solo due partite, non avevo tanti numeri o statistiche dalla mia. Cosa avrei dovuto fare? Lasciare il Chelsea è stata la giusta decisione”, raccontava De Bruyne al Times pochi mesi fa. “Non mi ha mai spiegato perché non giocassi, anche perché con Mourinho ho parlato in tutto due volte… E io non capivo nemmeno perché non andavo neanche in panchina”, altri ricordi. ‘De Bruyne è il più grande rimpianto di Josè Mourinho?’. Dubbio lecito per alcuni, affermazione sicura e senza punto interrogativo per altri. E dal Chelsea al City, tanto è cambiato per il centrocampista belga fino all’hat-trick di stasera che l’ha fatto diventare Kevin D3 Bruyne.