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Data: 14/11/2016 -

Una ricetta bella Semplici: "Vi spiego la Spal, Conte e i miei modelli. Macia? Gli devo l'eleganza... e un corso di inglese"

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Le bandiere biancazzurre ovunque, i sorrisi dei passanti, gli operai al lavoro per montare il mercatino di Natale in Piazza Trento e Trieste (anche se qua i regali qualcuno li ha già portati). Non ci vuole molto per capire il momento felice di Ferrara, basta un caffè al bar con Semplici. “Come andiamo?”, chiede un gruppetto di tifosi. “Lasciatelo tranquillo!”, scherza un altro. C’è un “buongiorno” per tutti, servito insieme al caffè e ad un bicchierino d’acqua. Come al Sud, piazze calde a cui Ferrara non ha niente da invidiare. Il giro della città inizia da qui, stesso luogo dove era finita la lunga notte di festa dopo la promozione della Spal. “Sicuramente è stato uno dei momenti più belli della mia carriera, anche se il più bello spera debba ancora arrivare”, racconta Leonardo Semplici a gianlucadimarzio.com. Lui di questa Spal, bellissima neopromossa che vola in B dopo la vittoria contro il Brescia, è l’artefice. Il sarto, paragone che calza ad uno che adesso non pecca mai di eleganza. Giacca, cravatta e cappotto, eredità viola. “Colpa” di Eduardo Macia, dice qualcuno. Lui sorride e un po’ conferma, perché “quel giorno caldissimo di inizio luglio lui mi chiamò al centro sportivo per conoscere Montella. Andai con una maglietta, dopo pranzo mi fece salire in sede per firmare il contratto. E non me le mandò a dire: “Prossima volta, Semplici, almeno una camicia”, bacchettò”. E Semplici quasi non se l’è più tolta. Elegante lui, elegante la Spal. Bella, nel gioco e nelle idee. Perché la bellezza ed il senso estetico sono parte della vita del suo allenatore, uno che non ha Instagram ma chiede di rivedere ogni foto scattata per verificare che sia venuta bene.

Il giro prosegue, passano i vicoli, le strade, i tifosi. Gli scorci: “Guarda che bei posti che sono questi”, indica Semplici. Si sofferma, sbircia un cortile di mattoni e lo ammira per qualche secondo. Come i tifosi del Mazza ammirano la sua Spal ogni settimana, quando lui twitta come Allegri il suo commento di fine partita. Ferrara innamorata di lui, che ricambia. Allo stadio va con la bici regalata dal Presidente, “anche se ora inizia a fare freddo”. Lo riconoscono tutti in città, comandante di una squadra che dopo 23 anni ha ritrovato la Serie B: “Il coronamento di un cammino impensabile. Avevamo sfiorato i playoff al mio arrivo, lo scorso anno eravamo partiti solo con l’idea di provare ad entrarci. Ed è finita nel modo più bello: abbiamo riunito un popolo, è stata una gioia immensa”. Anche per lui, uno che alle promozioni è abituato eccome: “Dall’Eccellenza con il San Gimignano in poi, le ho fatte tutte e ho vinto tutti i campionati da lì in su. Dicono si chiami gavetta…”. Quella che ha accompagnato Semplici, modesto ma elegante (anche qui) difensore, per tutta la vita. Alt, c’è il Castello Estense ad osservarci. Ferrara? “Città speciale, che vive per la Spal. I tifosi ci danno tanto, lo stadio è pieno ad ogni partita e in tanti devono rimanere fuori. Sono la nostra forza”. Proseguiamo, direzione Palazzo dei Diamanti. Come quelli che Semplici ha plasmato e sgrezzato in carriera sono tanti: “Ho la soddisfazione di aver contribuito alla crescita di tanti giovani che adesso giocano in Serie A, qualcuno addirittura in Nazionale. Bernardeschi è quello che è arrivato più in alto, ma ho allenato anche Babacar che è un altro talento. E tanti altri che magari si sono persi un po’ per strada ma a cui resto molto legato”. A casa ha due ragazzi, Niccolò e Filippo. I pupilli di casa Semplici, il primo aspirante chef ed il secondo ancora liceale con la passione del pallone come papà (“Gioca negli Juniores del Porta Romana, a Firenze”). Ogni settimana li raggiunge, il sabato dopo le partite molla la bici e prende l’auto in direzione Firenze. La sua Firenze. Città che lo ha cresciuto e formato, come la Fiorentina. Squadra del cuore, ma non solo: “Una bellissima esperienza, perché allenare la squadra della propria città e quella per cui tifi è sicuramente un aspetto bellissimo. Mi è servito tanto, sono cresciuto molto professionalmente e ha fatto crescere anche la mia idea di calcio. Più propositivo e meno difensivista, e questo me lo sto ritrovando anche qui. Alla Fiorentina sono rimasto legato ed in ottimi rapporti, dovevo essere l’allenatore di una eventuale squadra B…. poi non se n’è fatto nulla”. Doveva essere il Tuttocuoio, alla fine è stata la Spal. Chissà come sarebbe andato quell'esperimento, maa i giovani se li è ritrovati anche qui. Meret e Cerri i più famosi, ma lui indica Lazzari e Beghetto: “Non li conosceva nessuno, ora li applaudono tutti. Queste sono le mie soddisfazioni”.

Gli piace l’Entella di Breda, ha studiato il 3-5-2 per costruire le fortune della sua Spal. Conte, Montella, Ventura e Mazzarri, toscano come lui. Di San Vincenzo, dove Semplici (che ama il mare e ne ha bisogno come l’ossigeno) ha casa “ma non ci siamo mai incontrati”. I suoi modelli però sono altri: “Cosmi, Sorbi, Braglia…”. Ma soprattutto “Paolo Indiani, sono stato otto anni con lui da giocatore ed abbiamo vinto tanti campionati di Serie D, ero l’allenatore in campo già allora anche se ad allenare non ci pensavo proprio”. Gavetta, Toscana, dilettanti, promozioni… Semplici, sa che la chiamano “un altro Sarri”? “Magari! Lo conosco, quando allenavo a Figline ci siamo visti spessi. Ha fatto cose bellissime, sarebbe bello fare la stessa strada ma credo sia molto difficile”. Come la domanda che lo fa sorridere: “Fiorentino e di Firenze, allenerebbe la Juve?”. Ci pensa, prova a nascondere l’indecisione e poi preferisce non rispondere. Ma ammirare il Palazzo dei Diamanti che, girato l’angolo, ci troviamo di fronte. “Bello eh?”, cambia argomento. Torna alla bellezza, e noi torniamo ai “suoi” diamanti. Ha allenato Chiesa sr, poteva allenare anche il figlio. Rammarico? “Mi sarebbe piaciuto, ha buone qualità e lo conferma il fatto che la Fiorentina lo abbia blindato e non ce lo abbia dato. Allenare il padre a Figline è stato un grande onore ed un grande piacere, era un campione anche se a fine carriera. Mi ha fatto capire come ci si comporta con certi tipi di giocatore”. Semplici, domanda finale. La Spal è Trump (la sorpresa) o Clinton (la tradizione che può pesare)? “La B è un campionato bello e difficile che regala sempre delle sorprese. Mi auguro che possiamo essere una di quelle, ma la B ti dà e ti leva. Bastano due risultati positivi per volare e due negativi per tornare giù. E’ prematuro adesso pensare ad una Spal che possa fare qualcosa di diverso”. Aveva paura anche del Brescia, lo ha battuto 3-2. Non pensava di fare l’allenatore, di avere il carattere giusto, e adesso a Ferrara vale quasi quanto un monumento. Il giro della città finisce qui, lo lasciamo alla sua bici, ai tifosi e all’allenamento. Magari anche ad un corso di inglese, perché Macia glielo aveva suggerito. Good luck, allora. Ma i sorrisi di Ferrara confermano che non servono altri corsi. La ricetta del successo è easy. Anzi, Semplici.

Tags: Spal



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