I tempi sbagliati per una gioia amara. Una vittoria rotonda per un’eliminazione che sa di beffa. Radja Nainggolan e la Roma, due facce della stessa medaglia nella notte dell’Olimpico. Timidi e leggeri nel primo tempo, combattivi, coraggiosi e dominanti nel secondo. Esattamente come il belga, annientato nei primi 45’ dalla velocità del tridente offensivo del Liverpool, sempre in affanno e mai davvero determinante con la palla tra i piedi. Anzi, decisivo per i Reds, con un assist sanguinoso nella ripartenza che ha portato al primo gol. Palla orizzontale lenta e prevedibile intercettata da Firmino e gol di Mané. Una mazzata, soprattutto psicologica, che ha indirizzato la gara.
Quella stessa “testa” liberata nel secondo tempo dalle pressioni di “dover fare la rimonta”. Sognatrice dell’impresa impossibile del 5-2 in 45’. Leggerezza che ha portato ad un gioco veloce, arioso e tambureggiante. Il 4-2-4 a trazione anteriore ha liberato Nainggolan, insieme alla poca pressione del Liverpool. Ed è uscito fuori il vero Ninja. Dominante, a tutto campo. Ed è proprio quando sembra tutto finito che il destino decide che un’eliminazione non basta. Serve una punta di amarezza per soffrire maggiormente. Gioia e consapevolezza. I primi due gol in Champions, l’inutilità degli stessi. Un 4-2 al Liverpool che non basta a ribaltare il 5-2 di Anfield. “E’ difficile spiegare, certe serate amare”. Radja, Roma… lascia(te) stare. Forse doveva andare così.