Insieme, come lo erano stati per quattro stagioni in campo. Esattamente cinque anni fa, Alessandro Del Piero e Filippo Inzaghi salutavano la Serie A. Il capitano della Juventus non decise, però, di smettere, ma volle farsi ambasciatore del calcio nei paesi dove questo sport non aveva ancora il rilievo che ha in Europa o in Sudamerica. Così, ha giocato due stagioni in Australia e una decina di partite in India. Per Pippo, invece, l’obiettivo era chiaro: allenare, un giorno, il Milan. Ha cominciato dal settore giovanile ed è arrivato con merito in prima squadra, cadendo però vittima del periodo complesso che i rossoneri hanno vissuto dopo l'addio di Allegri. Ora, invece, ha preso la sua rivincita, portando in Serie B il Venezia.
Il 13 maggio 2012 andava in scena l’ultima giornata di un campionato che segnò un anno zero per la storia recente della Serie A: la Juventus dal biennio dei settimi posti, vinse un campionato da imbattuta, il primo dei cinque (per ora) consecutivi. Su quello scudetto, il capitano della Juventus ci mise la firma. La sua punizione contro la Lazio, a sei giornate dalla fine, risolse una partita che sembrava destinata al pareggio. Il Milan di Ibra e Thiago Silva, che a fine stagione si trasferiranno a Parigi, venne beffato al fotofinish dai bianconeri. Intanto, entrambe le squadre si preparavano a salutare le proprie bandiere.
Inzaghi raggiunse Del Piero alla Juventus nel 1997. Troppo gracili per spaventare qualcuno, si disse di loro. Eppure, vinsero lo scudetto e sfiorarono la Champions League alla loro prima stagione insieme. Ne hanno trascorse quattro, a combattere fianco a fianco contro le difese avversarie: uno con un senso del gol innato, l’altro con la tecnica che l’ha sempre contraddistinto. Hanno caratterizzato un ventennio, con le loro giocate, entrando nella dicitura del calcio: così, una rete segnata scattando sul filo del fuorigioco o dove si capisce in anticipo dove posizionarsi per battere in porta diventa un gol alla Inzaghi, e un tiro a giro che si spegne dolcemente sul secondo palo è un gol alla Del Piero.
All’ultima giornata, i verdetti sono già stati sanciti: la Juventus è campione d’Italia e il Milan è già certo del secondo posto. I bianconeri chiudono il campionato con l’Atalanta in casa, così come la squadra allora allenata da Allegri riceveva il Novara già certo della retrocessione. Le due giocano in contemporanea e la prima emozione la regala Del Piero, al minuto 28, quando il suo tiro deviato diventa imparabile per Frezzolini, per il gol del momentaneo 2-0 (finirà 3-1, ndr). Al 57’, si concludono i suoi diciannove anni di Serie A alla Juventus, mentre lascia il posto a Simone Pepe, tra le lacrime e gli omaggi di tutto lo Stadium, calciatori compresi. Come in una staffetta ideale, dieci minuti più tardi, fa il suo ingresso Inzaghi, al posto di Cassano. Il Milan è bloccato sull’1-1 e vede sfilare in campo le proprie leggende: sarà l’ultima partita in rossonero anche per Nesta, Seedorf e Zambrotta. I pianeti si allineano ancora una volta, all’82’: l’olandese pesca Superpippo sul filo del fuorigioco con un pallone preciso a scavalcare la difesa, Inzaghi stoppa di petto e colpisce a volo, bruciando Fontana in uscita.
Per la fine di un’era, si sono congedati così, con quella costante che nella loro carriera non li ha mai abbandonati: il gol. Il 13 maggio, per questo, è una data storica per il calcio italiano. Che con Inzaghi e Del Piero ha raccontato l’ennesima favola. A lieto fine.