"Il mio modello è Zambrotta, ma il mio idolo è Buffon: vederlo da vicino mi emoziona". Leonardo Spinazzola fa le prove generali, il futuro è bianconero. Tra un anno tornerà alla base, magari già da protagonista. Per il momento l'esterno di Foligno vuole crescere e anche l'autorete proprio contro la Juventus è stato un importante banco di prova:
"Cose che capitano, non avevo neanche visto il pallone" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport -"Ma ero tranquillo, anche se dopo aver segnato, diciamo così, ho cominciato a sentire i ronzii nella testa. Dopo un campionato così ci può stare una partita storta. Anche gli autogol aiutano a crescere. Quando vedo Buffon mi emoziono, è il mio mito. Un campione grande e umili. Nel 2018 compagni di squadra? Ci può stare: se non si stanca, va avanti fino ai 50…. Tornare in anticipo? Non credo di essere pronto, il tempo deciderà. Zambrotta è il mio modello, uno dei più forti difensori italiani. E poi ho fatto la sua identica evoluzione tattica, da ala a terzino. Studiandolo nei video ho imparato I movimenti della fase offensiva, la posizione del corpo quando difendi".
Bisoli l'allenatore della svolta: "E' stato lui a cambiarmi ruolo, l’anno scorso prima di Perugia-Brescia. Avevo iniziato il campionato come mezz’ala, poi un giorno mi dice: 'ti voglio provare terzino'. E’ andata subito bene, è stata la svolta della carriera. Ora arrivando da dietro ho più campo, più giocate e posso dare meno punti di riferimento. Da esterno dovevo giocare più sul corto, tentare il dribbling stretto che non è la mia specialità. Non sono un tipo cattivo di natura, ma quest'anno ho imparato un po’ di cattiveria".
Intanto Conti, sull'altra fascia, è arrivato già a quota otto gol: "Abbiamo caratteristiche differenti. Ma il gol non è un’ossessione, mi piace far segnare gli altri. E soprattutto era importante giocare bene al primo anno di Serie A". Sull'Europa League: "Strano, vero? Solo un folle l’avrebbe pensato in estate. Siamo stati bravi a crederci in gennaio quando altre squadre hanno mollato. Abbiamo capito che si poteva puntare a qualcosa di importante e sono arrivati i risultati. La svolta? L’andata con il Napoli, quando si arrivava da un momento difficile. E il ritorno al San Paolo quando si è visto che potevamo giocarcela con tutti. Due vittorie fondamentali".
Capitolo Nazionale: "Ricordo le parole di Ventura prima di farmi entrare: "Stai tranquillo e gioca come nell’Atalanta". Spero di tornare da lui, anche se non ho fretta". Se la carriera è andata avanti il merito è anche della mamma: "Ero a Siena, avevo 14 anni, era il primo anno fuori casa: mi sono fatto male a una caviglia, sono stato fermo due mesi, sono rientrato e subito mi sono stirato. Volevo smettere, la mamma mi ha detto di tenere duro. Poi è diventato tutto più facile".