Cinque anni lontano da Udine e poi il rientro, che per Felipe ha rappresentato la fine di un incubo. Nel 2010 il passaggio alla Fiorentina sembrava l'inizio di una grande carriera, invece..."Ne ho avute di difficoltà dal gennaio 2010 - racconta Felipe nel corso di un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport - cioè quando fui venduto dall’Udinese alla Fiorentina per 9 milioni. Adesso mi tolgo i sassolini. A Firenze Prandelli mi faceva giocare terzino, ma giocavo. Andato via lui,Corvino, il d.g. di allora, mi disse che dovevo andarmene. Dissi di no, ci fu un lungo braccio di ferro. Lui urlava, io lo invitavo a stare calmo. Ma forse, più che con lui, ho patito quando ho lasciato Udine, è stato il momento peggiore, Marino non mi faceva giocare. Poi i guai di Parma. Inter? Nell'ultima partita non riuscivo a trattenere le lacrime. Resistetti 10 minuti, un contrasto con Mchedlidze, poi dovetti abbandonare. Non volevo. Ma quei quattro mesi all’Inter mi hanno ridato l’autostima, mi hanno fatto risentire un calciatore e fatto capire che posso stare in una big. Ho dato attenzione ai particolari, all’alimentazione. Grazie Mancini".
D'estate si è ritrovato di nuovo senza squadra, poi la svolta: "Un giorno, ad agosto mi chiama Claudio Vagheggi e mi dice che potrei tornare all’Udinese. Io sogno ancora l’Inter. Poi parlo con Gino Pozzo. Che mi propone un contratto basso, ma con degli incentivi. Se gioco di più guadagno di più. Colantuono mi chiede cattiveria e attenzione. Ma, soprattutto, mi fa sentire un giocatore importante. Dopo 5 anni a Udine è tutto nuovo, solo l’area stampa è uguale. Queste strutture sono pazzesche. E ne ho viste. Nuovo Friuli? Che emozione. Vederlo pieno sarà incredibile. La Juventus non è quella dell’andata purtroppo. Hanno i singoli, sono forti nei contrasti, hanno forza fisica e Bonucci è il nuovo regista. Ma per me il Napoli è ancora più forte".