Friuli, terra di confine. Vini pregiati, lingue che si armonizzano e storia che trasuda. Terra di calciatori ed allenatori. Bearzot, Zoff, Capello per ricordarne alcuni. Poi c’è quel ragazzo, ora uomo, che risponde al nome di Luigi Delneri. Calciatore prima, allenatore poi. Da oggi, allenatore dell’Udinese.
Vivace come un Aquileia Muller Thurgau, rotondo nel gioco che impone e propone per le sue squadre. Semper fidelis al suo 4-4-2 che tante gioie gli diede nella vicina Verona, sponda Chievo, e nella Genova blucerchiata. Il suo modo di parlare lo rende celebre. A volte il pensiero vola più veloce della lingua sul palato. Un palato raffinato, come un San Daniele di ottima stagionatura, per chi ha fatto del calcio un motivo di vita, più che un mestiere. L’inizio incerto dell’Udinese necessita di una verve in più, come quella che può portare Delneri alla Dacia Arena. Uno stadio costruito a misura di tifoso, in cui i seggiolini colorati dovrebbero essere oscurati da un sold out che non si vede da tempo. Lontani i fasti del trio Amoroso-Poggi-Bierhoff o del duo Di Natale-Sanchez. Calciatori che grazie ad una società solida ed orientata ai giovani, sono cresciuti e si sono affermati sui palcoscenici nazionali ed internazionali.
Ogni anno, ad Udine, è una risorgiva friulana. Acqua nuova, il cui corso deve essere plasmato per portare risultati. E se il binario giusto fosse quello dell’autoctono Luigi Delneri, ben venga. Friuli vs Resto del Mondo. Perché, come sottolineato nella partita di sabato contro la Lazio, la linea della società di puntare su giovani stranieri non è del tutto sposata dai tifosi bianconeri. Di certo non sarà un problema per Delneri che, in questa torre di Babele, porterà le sue idee, confidente in una rosa ricca di individualità, capaci di interpretare il suo credo calcistico. Il tempo e la pausa per le nazionali depongono a suo favore. D’altronde il Friuli è terra di confine. La linea di demarcazione tra una stagione serena ed una complicata, la traccerà Delneri sperando, a fine campionato, di alzare un calice con il vino della sua Aquileia