Cavalcata delle valchirie. Ingresso trionfale in un mondo, quello del calcio, che inevitabilmente ha segnato. Da 'sua emittenza' a 'Presidente'. Di club. Trofei, campioni. Trentuno anni di presidenza, 15 allenatori. Profili voluti, sogni di gloria, esoneri. La storia tra Silvio Berlusconi e il Milan è stata scandita anche da panchine indimenticabili. Allenatori che hanno incontrato nella loro carriera un presidente come pochi altri. La voglia di dire la sua sulla formazione non è mai mancata, gli scontri anche. Il punto d'incontro eccolo lì, spesso a fine stagione, in bacheca. Invadente, ironico, sempre presente (anche troppo?), qualsiasi aggettivo si voglia dare al Berlusconi presidente rossonero una cosa è certa: i rapporti con gli allenatori sono documentati da tante frasi storiche in grado di spiegare le relazioni tra queste due anime della squadra nel corso degli anni.
Ecco tutti gli uomini del presidente in 31 anni di frsi divenute leggenda:
Nils Liedholm
“Sì, è molto bravo, capisce di calcio. E’ stato allenatore dell’Edilnord”
Un'eredità della presidenza Farina. Lo svedese Nils Liedholm con il Milan conquistò due scudetti ma non con Berlusconi. Il rapporto durò poco e il riferimento all'Edilnord certo non aiutò Liedholm a guadagnare punti. Un 'dimissionatelo' e poco dopo l'addio, perché nei piani del presidente c'era già Sacchi.
Arrigo Sacchi
“Scendere in campo sempre seguendo una missione: essere padroni del campo e comandare il giuoco”
Sacchi: quell'allenatore con 'la paranoia della vittoria' che portò al Milan 8 titoli tra cui due Coppe dei Campioni. Un allenatore voluto ed è bastata una breve conversazione per convincerlo ad accettare la panchina rossonera:
‘Arrigo, sono convinto che tu debba essere il nuovo allenatore del Milan’
‘Non ho energia ormai, e non sono il tipo che dice armiamoci e partite’
‘Ma sei giovane’
‘Giovane? Ho 68 anni’
‘Ah, però li porti bene’
Fabio Capello
“Berlusconi voleva fare la formazione, ma alla fine decidevo io. Del resto se poi non avessi vinto mi avrebbe cacciato...”
Nel maggio del 1986 è stato accolto così da Berlusconi: “Fabio Capello è il tecnico giovane su cui puntiamo”. Fiducia, alla quale sono seguiti trofei. Quattro scudetti, tre Supercoppe, la Champions League nel '94 e la Supercoppa europea.
Oscar Tabarez
Oscar Washington Tabarez
“Tabarez chi? Sembra un cantante di Sanremo”
L'uruguaiano perde la Supercoppa italiana contro la Fiorentina ed è solo l'inizio di una storia d'amore forse mai sbocciato. Dopo pochi mesi, l'esonero. E in futuro Tabarez ripenserà a quei mesi da allenatore rossonero, sicuro del fatto che ''il Milan di Silvio Berlusconi è condannato a vincere: se non vince è condannato l'allenatore".
Alberto Zaccheroni
Alberto Zaccheroni
“Un sarto distratto può rovinare una buona stoffa”
“Capello al Real e Zaccheroni al Milan? Una fanfaluca”, parola di Berlusconi. Invece andò proprio così. E con Zac, uno scudetto insperato, quello del '99: “Berlusconi aveva detto sempre che la Lazio avrebbe vinto quello Scudetto e quando gli chiesero perché il Milan aveva vinto, rispose che era merito suo che mi aveva suggerito di schierare Boban. Io - ha ricordato Zaccheroni - il giorno dopo smentii quelle parole e lì qualcosa si ruppe tra noi”.
Cesare Maldini
“Lui è il Milan. Berlusconi ha creato, plasmato, portato il Milan a grandi livelli. Il nostro augurio è che rimanga il numero uno del Milan. E' un ottimo uomo politico ma sa anche parlare, e molto bene, di calcio”
Parentesi breve, ma intensa. Perché in panchina c'era la storia del Milan. E la storia l'ha fatta anche lì, anche solo con quel 6-0 all'Inter che i tifosi rossoneri non potranno mai dimenticare.
Fatih Terim
“Terim, mi dia sempre quel Milan. […] Speriamo di farci male alle mani applaudendo. E se servirà, giocherò anch' io...”
“Noi all'allenatore chiediamo di divertire i milanisti e i non milanisti e di vincere magari qualcosa. In fondo non chiediamo nulla di strano”. Non fa una piega. Il ragionamento di Berlusconi sembrava tradursi perfettamente in fatti subito con il turco, ma alla lunga i risultati non gli hanno dato ragione e la sua parentesi sulla panchina rossonera è durata solo una stagione.
Carlo Ancelotti
“Berlusconi chiedeva che la squadra giocasse bene e così è nata l'idea dell’albero di Natale per far giocare tutti i giocatori di qualità”
Sì, l'albero di natale. Quel marchio di fabbrica del Milan di Ancelotti in grado di vincere tutto. Un allenatore pacato, un presidente esplosivo: “Manderò una lettera: da lunedì qualsiasi tecnico del Milan sarà obbligato a giocare con almeno due punte. Non è una richiesta, è un obbligo”, disse Berlusconi. Anche in questo caso la formazione la faceva Ancelotti, sempre. Qualche discussione, costruttiva, e basta guardare la bacheca. “Berlusconi mi faceva un sacco di domande, ho discusso anche con lui. 'La squadra ha bisogno di giocare con tre attaccanti', mi diceva. Ho risposto che erano Inzaghi, Kakà e Shevchenho, ma lui mi ha detto Kakà non era un attaccante – dichiarò sorridendo Ancelotti -. Ogni presidente ha le sue idee, questo è sicuro, ma alla fine decido io”.
Leonardo
“È testardo e fa giocare male il Milan”
Ma l'avventura era iniziata con le migliori intenzioni. Giovane sì, ma quella vittoria sul Real al Bernabeu in Champions faceva davvero ben sperare. A fine stagione però, l'addio.
Massimiliano Allegri
"No el capisse un casso"
Ma poi è finito tutto con un “Scherzavo!”. Berlusconi è così. Allegri in rossonero ha conquistato uno scudetto e una Supercoppa italiana. L'idillio è finito all'inizio della sua ultima stagione in rossonero. Mercato deludente, poche motivazioni e poi l'epilogo: esonero.
Clarence Seedorf
"Non parlo più del presidente. Sono allenatore da 3 mesi, ma sono nel calcio da 22 anni e merito rispetto. Parla bene di Montella? Chiedete a lui il perché''
Scelto come sostituto dell'esonerato Allegri, Seedorf arrivò sulla panchina del Milan nel gennaio 2014. La vittoria nel derby non aveva cancellato l'uscita dalla Champions né i deludenti risultati che portarono il Milan a chiudere quel campionato all'ottavo posto. Come Allegri, anche la sua storia da allenatore rossonero si concluse con l'esonero.
Filippo Inzaghi
“Cosa grida l'allenatore in panchina? Attaccare!”
Nuova stagione, nuovo inizio, nuovo allenatore. E il Milan pesca ancora dal passato. Per Inzaghi prima gli Allievi Nazionali, poi la Primavera e nel 2014 la 'promozione' in prima squadra. Contratto di due stagioni ma resterà solo un anno: esonerato dopo aver chiuso il campionato al decimo posto.
Sinisa Mihajlovic
"Berlusconi parla di calcio perché ha il mio permesso"
L'idillio è durato poco. E la stagione degli esoneri è continuata proprio con quello del serbo. Ha conquistato la finale di Coppa Italia ma alla fine in panchina l'ha vissuta Brocchi, l'uomo scelto da Berlusconi proprio al posto di Mihajlovic che non ha evitato frecciatine al presidente.
Cristian Brocchi
“Ho assunto Brocchi come nuovo allenatore perché è una persona seria, che conosce bene lo stile Milan sin da quando giocava nei nostri pulcini”
Breve. Brevissima parentesi. E quella finale di Coppa Italia andò anche alla Juventus. Brocchi da allenatore del Milan, nel finale della scorsa stagione, non voleva mai parlare di futuro. E forse, già lo sapeva che non sarebbe durata.
Vincenzo Montella
"Montella mi sembra che abbia fatto bene alla Fiorentina finora e personalmente mi è molto simpatico"