“80 voglia di raccontarvi la mia Potenza”. Storia di una Tribuna Laterale
Il prossimo dicembre compirò 84 anni e sento un po’ tutti dire che dovrei rifarmi il look, iniziando magari dalla mia faccia(ta), così segnata dal tempo. Eppure io mi sento bene, anzi benissimo. Ah, quasi dimenticavo: sono la Tribuna dello Stadio Alfredo Viviani di Potenza, e oggi desidero raccontarvi una storia, un po’ come farebbe un nonno con dei nipoti, prendendoli sulle proprie ginocchia e iniziando a fantasticare. Il 10 ottobre scorso, per Potenza-Reggina, lo Stadio A. Viviani registrava l’ennesimo ‘tutto esaurito’. Soprattutto io, sì, ero molto, molto esaurita (in ogni senso) e con i miei fari cercavo con lo sguardo l’arrivo di un tifoso in particolare, un ‘fratello’ più che un ‘nipote’: Antonio Mancuso. Ottanta candeline da spegnere proprio il giorno di Potenza-Reggina, e Antonio era lì, sulle mie ‘ginocchia’ formato gradinata, seduto sul solito seggiolino n° 37.
“Antò, ma tua moglie non si arrabbierà se verrai allo stadio anche il giorno del tuo compleanno?”, ricordo che aveva chiesto l’amico di mille avventure Angelo qualche settimana prima. “Tina capirà, capirà… – gli aveva risposto ridendo Antonio – e se, invece, s’arrabbierà… Beh, la porterò con me, dicendole che il mio compleanno lo voglio festeggiare insieme ai due più grandi amori della mia vita”.
Le note Vaschiane di sottofondo (“Io sono ancora qua, eh già”) trovavano l’assenso di un Antonio commosso, come se quelle parole fossero state scritte proprio per lui, per quel giorno. All’improvviso lo speaker richiamò l’attenzione dello stadio, uno dei miei fari illuminò Antonio: “Oggi è un giorno speciale per un tifoso del Potenza Calcio: Antonio Mancuso, che compie 80 anni! Tanti auguri Antonio, da parte di tutto lo stadio!”.
Ogni settore in piedi a gridare “Antonio!” il quale, intanto, faceva scendere una lacrima sul viso. Era dal 1965 che non lo vedevo così commosso: quell’anno infatti, lavorando come parcheggiatore nella piazza del cento storico, conobbe diversi calciatori, tra cui un giovanissimo Roberto Boninsegna, ed Egizio Rubino, l’allenatore di quel ‘Potenza Miracolo’ che sfiorò la Serie A. Grazie a queste nuove amicizie, Antonio riuscì a diventare steward all’interno dello stadio Viviani: realizzò così il suo piccolo grande sogno di far parte della ‘famiglia Potenza’.
Quanti discorsi con l’amico Angelo ho origliato negli anni (sì, origliato, non me ne vergogno): per esempio quando Antonio – non potendo pagare il biglietto – vedeva la partita insieme ad altri compagni fuori lo stadio, da uno scorcio che lasciava intravedere solo metà campo del Viviani. Una domenica in particolare, esultando per un gol, perse addirittura l’anello di fidanzamento che aveva comprato per la sua Tina, facendolo cascare in un cespuglio. “Ma lo iniziai a cercare solo a fine partita Angiolè, si capisce, viene sempre prima il Potenza. Anzi, magari ‘sto fatto (l’aver perso l’anello nel cespuglio, ndr) era proprio il segno che non mi dovevo ancora sposare”.
Ma ora Antonio era lì, con la moglie Tina, seduto sulle mie ‘gambe laterali’, e le stringeva la mano dove spiccava proprio quell’anello, di quella ‘domenica lunatica’, lontana 40 anni. Mia sorella minore, la Curva Ovest, nel frattempo iniziava a cantare. Antonio, sfilandosi la sciarpa rossoblù dal collo, si univa al coro sventolando i colori della città con lo stesso entusiasmo del ragazzo di provincia arrivato a Potenza negli anni ‘60 in cerca di maggiore fortuna, e che nel sostenere gli undici in campo vedeva realizzarsi la propria e definitiva fidelizzazione con la città. O forse con se stesso!
Il prossimo dicembre compirò 84 anni e sento un po’ tutti dire che dovrei rifarmi il look… Poi, però, vedo il mio ‘fratello’ ottantenne Antonio non risentire affatto del tempo passato: ogni sua ruga custodisce gelosamente una storia, la nostra storia, quella che canta “Io non posso stare senza il mio Potenza”. E guardando le mie rughe, le crepe della mia faccia(ta), sorrido.
Perdonatemi se mi sono dilungato, ma sono pur sempre la Tribuna Laterale dello Stadio A. Viviani e, proprio come Antonio Mancuso, 80 voglia di raccontarmi e raccontare… Potenza!
A cura di Giovanni Caporale