Tre minuti e trenta secondi. Uguale: un lampo, al secondo pallone toccato, tanto per ricordare a tutti chi sia. Perchè a quanto pare ce n'è stato bisogno: anche dopo 111 gol in 177 partite in Serie A, segnati in ogni modo. Anche dopo essersi laureato attuale detentore del record di reti stagionali (36, con tanto di rovesciata al Frosinone a suggellare il capolavoro finale) nel campionato italiano.
Non è tipo da far nutrire dubbi, Gonzalo Gerardo Higuain: e di suo, certamente, non lo ha mai fatto. D'accordo, la premessa di serata è la solita: calcio estivo, Trofeo Santiago Bernabéu (vinto dal Real 3-1), non la partita della vita o, per essere sintetici, che metta in palio una posta importante. Ma tra amichevole o gara ufficiale, per uno come "El Pipita", non c'è minimamente differenza, soprattutto a livello di atteggiamento: si arrabbia quando non riceve palla, esprime disappunto su cross troppo lunghi. E già dai primi minuti del match, con la prima perla rossonera, lascia trasparire tutta la voglia del mondo di caricarsi sulle spalle la sua nuova squadra.
Palla attesa arretrando al limite dell'area, tocco d'esterno a spostarla sul destro e conclusione a giro imparabile sul secondo palo: non che ci si aspettasse da lui il classico miedo escénico che può incutere il "Bernabéu", per chi la maglia blanca l'ha indossata per sei stagioni, o l'avvertire il peso di una maglia numero 9 che post Inzaghi, in casa rossonera, non ha mai trovato un vero e degno protagonista. Ma la contenuta esultanza successiva, influenzata anche dal rispetto per un pubblico pronto ad applaudirlo in massa al momento della sua uscita, sarebbe adatta anche come silenziosissima risposta a chi, dopo un'ultima stagione in chiaroscuro, ha osato pensare ad un calciatore sulla via di un netto calo.
Gol da 9 di un 9, esattamente ciò di cui il Milan aveva bisogno: non vuole sentirsi la star della squadra di Gattuso, Higuain, puntando su un gruppo che cerchi di riportare il club rossonero a tempi vincenti. Eppure, in maniera anche piuttosto evidente, le premesse per vederlo punta di diamante dell'undici milanista ci sono tutte: forma smagliante, sin dalla prima apparizione a Vinovo di rientro dall'Argentina, e un'ora in campo più che convincente, nella notizia chiaramente più positiva della trasferta rossonera a Madrid.
Il tutto per contribuire a quell'idea maturata sin dall'impatto con il mondo rossonero: "Milan es top", come in quel messaggio inviato a Leonardo al momento della prima visita a Milanello, capace di impressionarlo in maniera particolarmente positiva. Per raggiungere di nuovo alti livelli e traguardi, la strada è ancora lunga e solamente all'inizio: dopo le buone indicazioni arrivate dal precampionato, domenica prossima sarà già tempo di fare sul serio. Non ditelo a Higuain, però: tre minuti, trenta secondi. Tempo utile a ricordare a tutti chi sia, se ce ne fosse ancora bisogno, e presentare al suo nuovo mondo rossonero tutta la voglia possibile di diventarne leader.