Non c'è campione senza idolo. Poster in camera e una maglia proprio con quel nome. Quel numero. Sulle spalle e un po' sul cuore. Nel calcio è così. E spesso per 'innamorarsi' di questo sport, e poi magari di un ruolo in particolare, c'è bisogno di qualcuno che, su tutti, faccia battere il cuore come nessun altro. Qualcuno che faccia pensare: “Vorrei essere come lui, un giorno”. Poi magari, come nelle più classiche delle storie, l'alunno supera il maestro. E quello che era solo un ragazzino diventa grande come il suo idolo. Sorridente, rabbioso e vincente, immortalato in un poster a sua volta nella camera di un altro piccolo sognatore.
Francesco Totti, 40 anni oggi. Ma anche lui è stato uno di quei bambini. Romano e romanista da sempre. E la Roma di cui si è innamorato era quella del capitano Giuseppe Giannini. Il suo idolo, poi diventato compagno di squadra. E di camera durante i ritiri. “Un giorno venne da me un dirigente e mi disse: 'Qui c'è un ragazzo, sei il suo idolo, posso metterlo in camera con te?'. 'Certo, qual è il problema…', risposi. E da lì, dalle sue prime convocazioni, è partita la conoscenza che poi è diventata amicizia”. Ricordi e aneddoti, tanti, che Giannini ha raccontato ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. Tutti legati a quel giovane Totti, adesso diventato grande. In tutti i sensi. “All'inizio parlava pochissimo. Si aggregò a noi che aveva 16 anni. Lo abbiamo visto crescere, era un giovane di prospettiva, si vedeva che aveva qualità importanti e poi è riuscito a dimostrarle con la stessa maglia e nello stesso ambiente. Una rarità nel calcio di oggi. All'epoca ero quello che lui seguiva, anche la mamma (Fiorella, n.d.r.) ogni tanto mi chiamava per consigliare a Francesco la cosa più giusta. Una volta mi chiamò e mi disse: 'Peppe, si vuole comprare la Golf, che devo fare?'. 'È normale, Fiorella, è un ragazzo che tra un po' prende la patente...'. E alla fine non gli davo consigli, seppur giovane sapeva già come comportarsi in campo. Io – ha proseguito Giannini - intervenivo quando qualche compagno era arrabbiato se lui faceva qualche giocata, qualche numero in campo e magari vedevo dell'astio in qualche entrata. Questo era il mio compito. Un paio di volte sono dovuto intervenire, ma lui non lo sapeva perché non volevo metterlo in soggezione. Doveva esprimere la sua personalità e l'abbiamo lasciato libero di farlo. E poi lui caratterialmente si è fatto subito ben volere da tutti ed è riuscito con facilità ad integrarsi”.
Un po' idolo. “Che effetto fa? Mi fa piacere, sono onorato perché lui sa chi ero allora e sa benissimo il rapporto che c'è stato e che c'è, anche la stima nei suoi confronti. Sono orgogliosamente preso da questa cosa”. E un po' chioccia: “Era giovane, e romano, ed era giusto che la società puntasse su di lui. Io e Mihajlovic abbiamo parlato con Boskov dicendogli che era un ragazzo da tenere in considerazione. Dovevamo fortificare quello che un allenatore vedeva: Boskov prima, Mazzone poi. Ogni tanto Carlo mi chiamava. 'Stagli vicino, consiglialo'. Ma era una cosa tra me e Mazzone. Franscesco non sapeva niente di quanto mi diceva l'allenatore. 'A Pe', stagli vicino... I giornalisti, le ragazze, le macchine…'. Erano discorsi tra allenatore e capitano. Noi lavoravamo per tenerlo sereno. Un patto tra romani. Mazzone, io, e poi lo era anche Francesco. A Roma si usa essere così, cordiali e a disposizione di una persona che avevamo capito stava attraversando un momento importante. Andava tutelato e difeso ma senza che lui venisse a saperlo”.
Oltre un ventennio di Totti e il traguardo dei 250 gol in Serie A tagliato domenica scorsa. Un giocatore “immenso”, Giannini non ha dubbi: “Lo reputo il più grande giocatore italiano di tutti i tempi. I numero sono incancellabili, rimangono e parlano chiaro”. Un passato da raccontare e custodire, un presente che dice #4x10. E il futuro della 10? “Non credo che possa essere ritirata – il pensiero di Giannini -. E' bello che possa essere da stimolo ai nuovi giovani che la Roma sicuramente tirerà fuori. Ritirarla? Non credo, e credo che non lo voglia nemmeno Francesco”. Come un sogno da tramandare. Giannini con l'idolo Falcao, Totti con l'idolo Giannini. Capitano della prima Roma di Francesco Totti e custode di quel talento “immenso” al quale oggi tutto il mondo del calcio dice “tanti auguri”.