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Data: 21/09/2016 -

Come Freddy Adu o nuovo George Weah? Semplicemente Alphonso Davies, a 15 anni nuova stella della MLS

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Appena sette mesi per segnare il primo gol nella CONCACAF Champions League, la più importante competizione calcistica in Nordamerica. A 15 anni. Sì, Alphonso Davies è nato nel 2000 e da luglio è un calciatore professionista. Oggi è un centrocampista dei Vancouver Whitecaps. Un’ascesa rapidissima da ripercorrere di mese in mese, passi in avanti fatti in tempi davvero strettissimi. Nazionale canadese dal 2014 – convocato dalla squadra Under 15 – Davies è però originario della Liberia; a quattro anni è costretto a lasciare la sua terra per sfuggire alla guerra civile e insieme alla famiglia si stabilisce a Edmonton. La sua storia con la palla tra i piedi inizia negli Edmonton Strikers. Ad inizio 2016 il passaggio ai Whitecaps di Vancuver. Quindici anni appena compiuti, Alphonso prende parte al preseason tour per la MLS con la prima squadra. E non si ferma più: a febbraio la firma sul contratto, a marzo la convocazione nell’Under 20 del Canada. Aprile: debutto con la squadra. Maggio: primo gol da professionista, il più giovane a riuscirci nella storia della USL. Giugno: debutto in prima squadra nella Champions League canadese. Luglio: nuovo contratto con i Vancouver Whitecaps fino al 2018 (con opzione per il 2019 e il 2020) e debutto in MLS. Poco più di una settimana fa il gol in CONCACAF Champions League che ha dato la vittoria ai suoi contro lo Sporting Kansas City. Al 93’. Alla conquista del calcio statunitense circondato dalle inevitabili attenzioni del mondo intero; il nome di Alphonso Davies è già arrivato anche in Europa. Attualmente è lui il più giovane calciatore in attività in MLS per distacco, terzo nella classifica all-time. Già nella storia del suo club e in quella del campionato degli USA. “Non ricordo com’erano i primi tempi in Canada – ha raccontato Davies in un’intervista – i miei genitori non riuscivano a trovare un lavoro e in casa c’era sempre poco cibo”. L’incontro con Gloire Amanda - che per Alphonso diventa un fratello - lo avvicina al calcio a 13 anni; ora sono entrambi centrocampisti dei Whitecaps e il più giovane ha già superato le aspettative e l’ex compagno di due anni più grande, che oggi vede l’amico come uno stimolo per lavorare più duramente. L’allenatore Carl Robinson crede moltissimo in lui, quando ne parla ricorda che “ha solo quindici anni ma se sei bravo abbastanza, sei anche vecchio abbastanza”. Lo ha voluto fortemente e lo ha inserito in una squadra giovanissima; gli chiede di giocare libero da pressioni e da costrizioni tattiche, “così può esprimere il suo talento”. La rosa lo protegge e lo tiene lontano dalle telecamere, “oltre alle doti serve l’intelligenza”. Davies crede in se stesso, in ogni occasione dà il massimo. E nel frattempo continua a studiare per rendere orgogliosa la mamma. Tra chi spera che le sue qualità vengano presto riconosciute anche in Europa - e possa vivere i successi di un altro liberiano come George Weah - c’è anche chi ricorda la parabola di Freddy Adu, il “nuovo Pelé” debuttante a 14 anni che, 13 anni dopo, gioca nella NASL. Alphonso non ci pensa e finora il tempo gli dà ragione. Non può guidare né votare ma può giocare e continuare a stupire, record dopo record. Le premesse perché la sua favola possa continuare ci sono tutte.

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