Tutti i tifosi sono concordi: è un Torino da Europa League. Ma Petrachi cerca di gettare acqua sul fuoco, per evitare voli pindarici che potranno poi fare davvero molto male. Il ds del Toro però parla a 360° sul calciomercato che si è appena concluso, tra operazioni condotte per tempo, altre al fotofinish, e soprattutto il caso Belotti. “Il nostro mercato è partito in anticipo, con le operazioni Milinkovic-Savic e Lyanco, due affari importanti” dice Petrachi. “Sono ragazzi molto interessanti con grandi prospettive: abbiamo investito anche dei bei soldi, per due giocatori che crediamo di grande prospettiva. E poi c'è stato il riscatto di Iago Falque dalla Roma a gennaio. Nel percorso di avvicinamento alla nuova stagione c’è sempre stato un confronto tecnico con Sinisa, per puntellare quella che sarebbe stata la squadra dell’anno successivo, e siamo partiti subito col portiere, sapendo dell’addio di Hart in estate. C’interessava prendere un giocatore che ci potesse dare sicurezza, di assoluto rendimento e valore, ed è arrivato Sirigu". Dopo il portiere, sono arrivati Berenguer (“un ragazzo che va aspettato ma che mostrerà tutte le sue qualità: per uno straniero l’adattamento non è mai semplice”), N’Koulou (“acquisto importante”), Rincon (“Può essere il fulcro per l’attacco”) e Burdisso (“Ci serviva un’altra chioccia, e può essere importante nello spogliatoio”), ma soprattutto è arrivato Niang. “È stata una telenovela” conferma Petrachi, con il Milan non è stato facile. Lui ha sempre e solo voluto venire da noi, anche per il rapporto che lo lega a Mihajlovic: ha pure rifiutato un’offerta della Sampdoria, per questo motivo. Cairo mi ha dato subito l’ok per trattare con i rossoneri, ma loro hanno cercato di inserire Belotti con un’offerta non congrua. Sono stato io a voler tenere separati i discorsi”.
E proprio sul Gallo, Petrachi a Torino Channel è stato molto chiaro: “Noi stiamo cercando di fare un Toro sempre più forte, e cedendo Belotti a 50-60 milioni non avremmo potuto farlo. Vogliamo che Belotti possa arrivare ad essere pagato per quello che vale, e se il ragazzo vorrà confrontarsi con squadre che fanno la Champions, in futuro, allora potremmo riparlarne”. Per lui, non è arrivata l’offerta irrinunciabile che è arrivata a Zappacosta, che “abbiamo ceduto perché, confrontandoci anche con i ragazzo, ci siamo resi conto che si trattava di una proposta alla quale non si poteva dire di no. È arrivato Ansaldi, che secondo me è anche più bravo nella fase difensiva”. Come vice Belotti, invece, ecco Sadiq: “Anche lui è acerbo, ma è molto giovane. Il controriscatto concordato con la Roma non ci fa impazzire come modalità, ma se dovesse essere esercitato ci avrà comunque permesso di guadagnare una buona cifra per la valorizzazione”.
Valorizzazione che Petrachi vuole anche per chi già c’è, per chi non era un volto nuovo. “Barreca non è partito, per esempio, a differenza di Benassi la cui cessione a malincuore è arrivata solo per questioni di modulo. Crediamo molto in Antonio, poi non è detto che resterà per sempre a Torino. Crediamo in lui, dicevo, come anche in Falque, Acquah e Ljajic, che proprio all’ultimo giorno di mercato ha ricevuto un’importante richiesta, da noi rifiutata”. Il Torino, chiuso il calciomercato, ora pensa solo al campo. Con l’Europa League nella testa, e con tante strategie per il futuro.
Valentino Della Casa