Tutti pazzi per Sinisa. Dopo la fantastica stagione con la Sampdoria di due anni fa, Mihajlovic aveva scelto il Milan per compiere l'ultimo passo della scalata. Un grande club con ambizioni di rilancio e un consistente budget da investire sul mercato. L'esperienza rossonera si è conclusa con l'esonero, ma "Miha" ha saputo rifarsi immediatamente:
"Dopo l’esperienza al Milan cercavo qualcosa che mi assomigliasse" - si legge nelle pagine del Corriere della Sera - "La storia del Torino trae forza dalle proprie radici, è una storia di anima, cuore, sudore, orgoglio, sangue, come piace a me. Ma non è solo questo. Questa è una società che sta crescendo: ognuno sa cosa deve fare e ha grandi ambizioni. Le ha il presidente, le ha Petrachi, le ho io. Inizio? Non credo che in tanti se lo aspettassero: sono cambiati allenatore, moduli, giocatori simbolo. Ho cercato di trasmettere il mio modo di vedere il calcio, non era facile per i ragazzi adattarsi dopo cinque anni. Per noi non deve essere normale perdere a San Siro o pareggiare in casa con la Lazio, se succede dobbiamo essere incazzati. Non sono venuto qui per vincere una partita ogni tanto".
Il "Gallo" Belotti spicca in una squadra ricca di talento: "Se ci dovesse servire qualcosa, faremo di tutto per prenderlo. Con la società c’è piena sintonia. L’obiettivo è l’Europa. Belotti un campione? Se non lo è già, tra qualche mese diventerà il più forte attaccante della serie A. La sua dote principale è la fame: è un generoso, come Ciccio Graziani. È il genere di giocatore che ogni allenatore vorrebbe in squadra. Non si risparmia, ti fa anche il terzino, ma se vede la porta è micidiale. Ora non deve perdere la cattiveria. Ma non credo che lo farà: ho conosciuto i suoi genitori, è gente onesta e lui sembra un ragazzo di una volta, in un’intervista ha detto che il suo obiettivo era non far lavorare più sua madre".
Non solo Belotti... : "Ljajic non sa neanche lui quanto è forte. Può essere la sua stagione. Gli ho detto che se non va in doppia cifra come gol e assist lo prendo a calci nel culo. Iago Falque ora sta bene ed è fondamentale per qualità e spirito di sacrificio. Deve migliorare fuori casa, come tutta la squadra". Donnarumma? Berlusconi non voleva: "Ha esordito tra i dubbi di tutti perché c’era Diego Lopez e lui aveva 16 anni e mezzo. Adesso è in Nazionale e non so nemmeno se ha un prezzo: resterà una mia soddisfazione. Io non faccio esordire un giovane solo perché mi mancano gli altri: se mi convinco, gioca anche se ho tutti a disposizione. Milan? Abbiamo perso tempo le prime 7-8 partite perché abbiamo giocato con il 4-3-1-2, come voleva il presidente Berlusconi, anche se si capiva che non era il modulo adatto. Dopo la partita con il Napoli ho detto 'basta, vado di testa mia': se mi manda via, muoio con le mie idee. E i risultati hanno cominciato a venire".
Miha ha fatto di testa sua anche con "Gigio": "Lo stesso è successo con Donnarumma. La settimana dell’esordio, Berlusconi è venuto due volte a Milanello per convincermi a mettere Diego Lopez. Io gli ho detto che aveva due possibilità: mandarmi via e mettere Diego Lopez, tenermi e vedere in porta Donnarumma. Lui mi ha tenuto, per fortuna. Sua. Per me è stato un onore conoscere Berlusconi e lo ringrazierò sempre. Diciamo che per 29 anni su 30 è stato il più grande presidente di calcio di tutti i tempi. Il 30° è stato il mio anno. Loro mi avevano preso perché ho personalità e io sono riuscito a ridare le regole e la cultura del lavoro che erano venute molto, molto meno. Tanto è vero che nessuno ha mai sgarrato e anche gli infortuni sono calati".
Anche per Romagnoli ha avuto ragione Sinisa: "Romagnoli non sarebbe mai venuto a Milano senza di me, perché nessuno voleva spendere 25 milioni: quella cifra era esagerata allora, ma in prospettiva non lo era. Anche quella volta ho convinto il presidente. Lui diceva che era troppo caro, io gli ho detto: pres facciamo così, se quando vorrà rivendere Romagnoli lo fa per meno di 25 milioni la differenza la metto io; se lo vende a di più facciamo a metà. Mi sembra sia arrivata un’offerta dal Chelsea per il doppio. E poi Niang: con me ha giocato titolare, mi sono esposto io per non farlo vendere a gennaio, perché doveva andare al Leicester. Senza questi tre giocatori, il Milan oggi sarebbe meno forte. E meno ricco. Esonero? L’unica cosa che mi rode è di non aver potuto giocare la finale di Coppa Italia, perché non c’è la controprova ma penso che con me in panchina potevamo vincere, visto come ha giocato la Juve.
Sul rapporto con Galliani e Balotelli: "Mi ha aiutato tanto, è un grande. Spero non lasci il calcio. Gli voglio molto bene, lo considero un amico, il nostro rapporto continua. Balotelli? Credo che se fossi rimasto sarebbe esploso, con la Juve è stato il migliore. È stato sfortunato perché si è fatto male e poi ha perso fiducia: dopo una partita con l’Alessandria mi ha detto, 'mister mi tremavano le gambe, avevo paura'. Mi auguro torni in Nazionale, è un bravissimo ragazzo". Mihajlovic chiude l'intervista con un accenno a de Boer: "Non conosco la realtà, mi dispiace per i tifosi. A me De Boer sembrava una persona perbene, ma Pioli ha esperienza, è la scelta giusta".