Sigaretta in bocca, vestiti casual, quando non in tenuta sportiva. Da lavoro. E poi partite su partite, tattiche, telefonate per confrontarsi. Le giornate di Ivan Juric sono queste di solito: è molto riservato l’allenatore del Torino, che dimostra un’esuberanza nelle conferenze stampa quasi opposta rispetto a quello che poi stabilisce di essere nel privato.
È il suo scudo, la sua scorza. La regola è sempre una: quello che pensa, dice. Senza troppi se o ma. A Torino ci è voluto molto poco per capirlo la scorsa stagione; i suoi collaboratori o chi lavora tutti i giorni con lui, ci hanno messo anche meno. Ma il suo segreto, forse, è anche questo.
La vita di Juric a Torino
Resta sotto le righe, tranne quando deve parlare di (o pensare al) calcio. Ha un appartamento in un quartiere residenziale bello, ma non dei più esclusivi, di Torino. Spesso lo si vede al bar con un toast in mano e un giornale. Una figura ben lontana da quello che si osserva poi in campo, dove sembra non essercene per nessuno.
Il video della lite (poi chiarita pubblicamente) con Vagnati è ancora davanti agli occhi di tifosi e non; le sue conferenze stampa senza peli sulla lingua pure. Ma poi c’è il gruppo che continua a essere compatto, e ci sono i tifosi che da qualche settimana a questa parte hanno iniziato a intonargli cori dedicati. Lui risponde con un cenno della mano, ma con gli occhi incollati alla partita. E i risultati ci sono.
Juric, il primo (mini) record a Torino
Come allenatore di prima squadra, Juric è in attività dal 2014. Mantova in C, poi Crotone in B, quindi solo Serie A, tra Genoa, Verona e Toro. Mai come quest’anno era partito così bene: 7 punti n tre partite, +1 rispetto alla sua ultima stagione in Veneto o a quella che era partita bene nel 2016 con il club di Preziosi, salvo poi coincidere con un esonero (al suo posto Mandorlini) e una nuova chiamata nel giro di poche settimane. E questo piccolo record personale, Juric non vuole goderselo nemmeno, per evitare di volare inutilmente troppo alto.
Come lavora Juric
Gli allenamenti alternano momenti atletici molto intensi (si fida ciecamente dei suoi collaboratori), a fase di studio tattico che cura fino al più piccolo dei dettagli. Quando c’è da lavorare, è serissimo. Quando si stacca, scherza. Ma sempre con quel velo di riservatezza che lo contraddistingue fuori dal campo. Giovedì sfiderà Gasperini, il suo maestro: aveva cominciato a Palermo, da suo vice. Poi aveva preso il suo posto al Genoa. Anche il Gasp ha spesso inventato in fase di grandi cambiamenti delle sue squadre. Era successo con Preziosi, capita anche con Percassi. Juric lo sta vivendo con Cairo: si lamenta, ma trova anche molti stimoli. È la sua scorza.